Quella del Sudan occidentale, o Darfur, è stata definita dall'Onu "la più grave emergenza umanitaria del pianeta".
La crisi, fonte di 300mila vittime (secondo l'Onu, 10mila secondo Khartum) e 2,7 milioni di sfollati, scoppia nel 2002, quando alcune tribù, coordinate da due gruppi ribelli, danno il via a una serie di azioni contro il governo.
Al Movimento Giustizia e Uguaglianza (Jem) si affianca l'Esercito di Liberazione del Sudan (Sla), a sua volta diviso in due fazioni etniche: Sla-Abdel Wahid (etnia Fur) e Sla-Minni (etnia Zaghawa). Quest'ultima ha deposto le armi nel 2006,la prima è sempre attiva.
I ribelli accusano il governo centrale di trascurare la loro regione e di voler imporre la supremazia arabo-musulmana sulle altre etnie e religioni.
A contrapporsi ai miliziani, l'esercito di Khartum e il movimento dei "Janjaweed", paramilitari nomadi noti come i "diavoli a cavallo", autori di stragi e razzie nei villaggi.
Il governo sudanese ha più volte accusato il vicino Ciad di sostenere le milizie Jem. Da qui una lunga crisi diplomatica tra i due Paesi, sfociata anche in sporadici scontri armati e conclusasi a fine febbraio con la firma di un accordo di pace.