di Sandro Calice
FUORI CONTROLLO
di Martin Campbell, Usa 2009 (01 Distribution)
Mel Gibson, Ray Winstone, Danny Huston, Denis O'Hare, Shawn Roberts, Bojana Novakovic, Peter Hermann, Wayne Duvall, David Aaron Baker, Frank Grillo, Gbenga Akinnagbe, Jay O. Sanders, Caterina Scorsone.
Martin Campbell (“Casino Royale”) prende la serie che aveva realizzato per la BBC nel 1986 e ne fa un film. Per il ruolo del protagonista ha fortemente voluto Mel Gibon, da sette anni lontano dai set come attore, e ha avuto ragione.
Thomas Craven (Gibson) è un veterano della polizia di Boston. L’unica ragione della sua vita è la figlia Emma (Novakovic), che lui, vedovo, ha cresciuto da solo. Un giorno Emma decide di andare a trovare il padre, ha qualcosa da rivelargli, ma non fa a tempo perché viene brutalmente uccisa sulla soglia di casa. Le indagini si concentrano subito sugli eventuali nemici del padre, ma Craven inizia a sospettare che forse non era lui il bersaglio. Scopre che la figlia lavorava per la Northmoor, società privata di ricerche ma con losche coperture governative. Distrutto dal dolore, senza più nulla da perdere, Craven andrà avanti da solo in un’indagine che lo porterà a incomprensioni con i colleghi di sempre, a incontrare attivisti ambientalisti, allo scontro col viscido capo della Northmoor, Bennet (Huston), e con un ambiguo senatore, mentre pericolosi scagnozzi seguono ogni sua mossa. Poi arriva il misterioso e potente Jedburgh (Winstone), il “ripulitore”.
Fuori controllo” è un thriller d’azione ben diretto e credibilmente interpretato da Gibson. Il tema della vendetta si mescola alle cospirazioni politiche e agli intrighi internazionali, con un solo uomo contro tutto e tutti. Non è, però, un giustiziere della notte, anzi. Il pregio del personaggio di Craven è proprio quello di rendere l’idea di un uomo d’azione, ma normale, provato dal dolore e dall’età, non un supereroe, e però mosso da una motivazione così potente che lo rende mortale e quasi invincibile. Il limite sta nel mescolare troppi temi e tante psicologie (che probabilmente nella serie tv avevano più tempo per dispiegarsi) senza dare loro il tempo di crescere e concentrando l’emozione quasi completamente sull’azione. Ma si può vedere.