In un momento di crisi, come sostenere la produzione teatrale emergente?
Bisogna creare degli spazi dedicati a questo, non solo alla produzione teatrale emergente ma anche al teatro che si spinge verso nuove frontiere, quello che impiega drammaturgie contemporanee come quello che si muove al confine con le altre arti, insomma tutto il teatro non convenzionale che considera la propria arte un’arte viva, che può raccontare il mondo che ci circonda. Poi bisogna raccogliere in questi spazi un pubblico reale e potenziale che c’è, e che ogni volta che viene fatta una manifestazione dedicata alle nuove forme del teatro contemporaneo e’ presente, ma poi si disperde. Servirebbero dei luoghi dove i giovani talenti potessero lavorare accanto a professionalità più consolidate. Creare uno scambio tra generazioni e anche la possibilità, per questi luoghi, di essere in relazione con altri spazi europei che fanno la stessa cosa. I luoghi per il teatro devono essere luoghi vivi, abitati dalla mattina alla sera, con la possibilità di consultare libri e video, di seguire laboratori e seminari. E’ possibile creare un rapporto forte con il pubblico. E’ chiaro che il teatro deve essere sostenuto, ma creando un rapporto forte con il pubblico, il pubblico entra come soggetto, della vita e della relazione del teatro col mondo e con il proprio sostentamento.
Allora non è solo una questione di fondi...
I fondi sono fondamentali, ma non solo. Bisogna creare i luoghi e la possibilità di fare incontrare il teatro contemporaneo con il pubblico che c’è e con un potenziale pubblico che è ancora più numeroso . Bisogna lavorare su una doppia strada. Considerare il teatro come un bene comune che fa parte della nostra tradizione e che ha un forte impatto nelle relazioni con gli altri paesi. Nell’ultima rassegna che ho fatto all’Auditorium di Roma, “Vertigine”, ho invitato 33 operatori da tutto il mondo che sono venuti per vedere cosa stiamo facendo. C’e’ un grandissimo interesse, c’è la possibilità di creare relazioni molto solide e importanti e c’è la possibilità di creare un rapporto forte e privilegiato con un pubblico molto vasto e soprattutto giovanile, che cosi trova forse sbocchi più naturali ai propri desideri, anche quelli non espressi e non consapevoli, che sono desideri di percepire fino in fondo, attraverso la poesia e l’arte, di avere un’eco profonda e non solo stimoli superficiali come quelli che vengono dai mezzi di comunicazione di massa.
In questi tempi “desertificati” in cui la televisione la fa da padrona, il teatro sembra essere un medium debole. Non crea consenso.
Il teatro è fondamentalmente un’arte, non è un medium. Proprio in quanto tale è un’ arte potentissima. Il teatro e’ uno dei pochi luoghi rimasti in cui una collettività può ascoltare e riflettere sulla propria esistenza. Basta far scoprire questa potenzialità’. Bisogna lasciar parlare chi fa questo lavoro per necessità profonda e per desiderio profondo e non solo perché deve mostrarsi e deve dar spazio alla propria vanità. Io credo che fondamentalmente le persone siano molto meglio di come vengono dipinte, hanno desideri, necessità , percezioni di gran lunga superiori a quelle che vengono loro attribuite dai mezzi di comunicazione di massa . Basta trovare il modo di incontrarsi. Per questo servono i luoghi, serve un lavoro, serve del tempo. Tutti i Festival che ho fatto la prima edizione andava bene, la seconda ancor meglio, e dopo tre quattro anni c’era solo da mettere fuori il cartello “tutto esaurito”. Serve tempo e radicamento, c’e’ bisogno di rapporti e di relazioni. Di questo si tratta. Non stiamo vendendo dei prodotti.
Come riportare i giovani a teatro? La ricerca italiana esiste
Bisogna creare linguaggi e relazioni che li appartengano. Il linguaggio del corpo, i testi contemporanei che vengono scritti, o anche i testi classici ma riletti in altra maniera e soprattutto recitati bene. Già vedere un attore che mette tutto il suo essere sulla scena è una scoperta. Questo avviene sempre più raramente. C’è una visione di quella che è l’arte dell’attore veramente scadente per quello che si vede in televisione.
Esistono autori contemporanei?
Tantissimi. Si continua a scrivere moltissimo per il teatro. Proprio adesso sto andando a Parigi e nel più grande teatro di Francia metto in scena un giovane autore greco contemporaneo(Dimitriades) che è un poeta straordinario, che ha scritto testi molto belli. L’impressionante numero di realtà che, nonostante la difficile condizione che vive il mondo del teatro, continua a esistere e a produrre arte, è un segnale di fermento ed energia.
Che tematiche affrontano questi giovani autori?
C’è di tutto. C’è un gioco libero. Ogni artista segue una sua poetica. Ci sono visioni molto violente e allo stesso tempo divertenti, scandalose, irriverenti e pieni di poesia , esplorazioni impavide delle zone di confine tra il teatro e le altre arti. Lo spettacolo che ha vinto nella rassegna “Vertigine” (incontro internazionale di discussione sul teatro italiano) si chiama “Made in Italy” e rappresenta sia una autoanalisi del proprio essere un gruppo di teatro italiano, sia un modo di rispecchiare importanti temi del nostro tempo. Questa produzione non fornisce risposte didattiche a questioni cruciali di ordine sociale, piuttosto offre un ripensamento del teatro stesso. Il modo con cui viene usato il linguaggio, recitato il testo, mosso il corpo sulla scena e l’utilizzo dello spazio, del suono e della luce, sono indici di maturità contemporanea e di un approccio unico, apprezzati dalla giuria internazionale.
Il 27 marzo anche l'Italia festeggerà il teatro.
E' una cosa bellissima. Io la vivrò a Parigi e mi sentirò vicino a tutti i teatranti del mondo. Adesso vado in un teatro in cui ho già lavorato, ma anche se non lo conoscessi so che vado a casa mia. Molto spesso è così, sono tanti luoghi che hanno un posto fondamentale nelle città.
Giorgio Barberio Corsetti è uno dei rappresentanti più significativi del teatro contemporaneo in Italia. Come regista, attore, autore, è uno sperimentatore nato. La sua è una ricerca continua. All’inizio di marzo ha promosso, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, di cui è consulente artistico, un incontro internazionale dedicato alla produzione teatrale emergente in Italia, “Vertigine”, offrendo alle Compagnie, in un momento particolarmente critico per la carenza di finanziamenti , l’occasione di far conoscere il proprio lavoro, oltre che al grande pubblico, ai principali operatori e direttori di rassegne teatrali italiani, europei e internazionali, invitati al meeting. Un’occasione importante di confronto,per il mercato teatrale italiano, con i principali protagonisti del mondo dello spettacolo.