Per 1 genitore su 4 vale lo schiaffone

Ricerca di Save the Children sui sistemi educativi familiari. Affetto, dialogo, regole e punizioni sono gli ingredienti g

Affetto, dialogo, regole e punizioni. Sono gli ingredienti del 'mix educativo' dei genitori italiani, anche se, ancora il 25% di essi utilizza le punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata. E' quanto emerge da una dalla ricerca di Save the Children sui sistemi educativi familiari in Italia, realizzata da Ipsos , che racchiude alcuni quesiti sui valori, i metodi e le punizioni che regolano il rapporto genitore-figlio nel nostro paese. Un rapporto in 'bilico' tra dimensione normativa e affettiva. L' educazione impartita ai figli dai genitori, infatti, e' una combinazione di affetto (37%), dialogo (30%), regole (23%), e infine sistemi di punizione (10%).

"I genitori italiani - spiega Valerio Neri, Direttore Generale per l'Italia di Save the Children - vivono il proprio ruolo educativo come un continuo equilibrio tra la necessita' di stabilire delle regole e porre dei limiti da rispettare, e quella di trasmettere amore e fiducia. Il superamento di tale dialettica tra dimensione normativa e affettiva, secondo molti genitori, e' mediato dalla comunicazione e l'ascolto. Ma - aggiunge - accanto a questa posizione di equilibrio, ne esistono due contrapposte: quella di chi teme di compromettere la relazione con il proprio figlio e tende a farlo diventare il dominus della relazione, e quella di chi invece, ancora utilizza la violenza per affermare la propria autorita"'.

Accanto a coloro che sono troppo indulgenti e non riescono a fissare delle regole e farle rispettare, esiste infatti ancora una media del 25% dei genitori italiani utilizza le punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata, come metodo correttivo.

I genitori di oggi in media si descrivono come meno severi rispetto ai propri (il 59% di essi, percentuale che arriva al 68% fra i genitori con figli piu' grandi), apprezzano i valori trasmessi dai loro genitori, ma meno i sistemi educativi utilizzati che, seppur non autoritari, valutano troppo poco orientati al dialogo. In media, in una scala da uno a dieci, ritengono che il proprio grado di autorita' nell'imporsi ai figli sia pari a 4,7, mentre la severita' delle punizioni e' pari a 4, il dialogo raggiunge un punteggio medio di 8,5 e il grado di autonomia dei ragazzi nel percorso di crescita sia di 7,4.

Questo e' quello che emerge se si chiede ai genitori italiani di valutare se stessi, ma nel momento in cui si chiede loro di valutare gli altri genitori, emergono figure troppo permissive e indulgenti con i figli (pari a 7 in una scala da 1 a 10), con un eccesso di affettivita' che a volte danneggia il bambino e ancora poco capaci di educare i figli al rispetto altrui (5,6), non in grado di utilizzare punizioni severe (3,8) o di imporsi in modo autoritario (4,1), con un impatto negativo sull'autonomia dei figli (5,5).

Nonostante ci sia un atteggiamento incline a voler prendere un po' le distanze dal passato, quando si riflette sull'attualita' dei metodi utilizzati nella famiglia di origine dei propri genitori, quasi l'85% del campione li ritiene comunque non superati (il 55% pensa siano del tutto attuali). Anche coloro che hanno vissuto in famiglie dove il ricorso allo schiaffo era un pratica usuale, ripensando ai metodi educativi dei propri genitori ritengono che siano in parte ancora validi (44%) se non addirittura completamente (31%).

Se una punizione e' necessaria, quelle piu' efficaci sono considerate l'imposizione di una restrizione (in media il 71% dei genitori), "sgridare i figli con decisione" (32%) e "costringerli a svolgere delle attivita' non gradite" (21%). Tuttavia, tra i genitori con figli da 3 a 5 anni, un 14% ritiene utile ricorrere alla sculacciata, percentuale che diventa del 10% per chi ha figli dai 6 ai 10 anni.

Ma quanto frequentemente si fa ricorso a questi metodi? Sicuramente la pratica e' molto ridimensionata rispetto ad un tempo, eppure permane una percentuale di genitori che utilizzano lo schiaffo come metodo correttivo (il 25%, di cui una parte piu' esigua pari al 2% lo fa quasi tutti i giorni, mentre il 23% lo fa qualche volta in un mese). Una media del 19% dichiara che non capita mai di ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario (percentuale che sale al 21% per i genitori di ragazzi adolescenti tra gli 11 ed i 16 anni), o di non utilizzarli quasi mai (57% in media, che sale al 70% in caso di figli piu' grandi).

In situazioni limite, tuttavia, ben il 53 % dei genitori italiani dichiarano di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra i genitori con bambini piu' piccoli sale al 63% e tra quelli di adolescenti scende al 40%. Il restante campione dichiara di non aver mai dato uno schiaffo ai propri figli, anche se di questi il 25% dichiara di averne avuto la tentazione.

In base alla persistenza, seppure ridotta rispetto al passato, delle punizioni corporali in ambito familiare, una campagna di sensibilizzazione all'utilizzo di metodi educativi improntati sul dialogo e non sulla violenza sarebbe accolta positivamente dal 66 % dei genitori italiani: per il 39% di essi, infatti, potrebbe far riflettere i genitori piu' maneschi e violenti, per il 27% conforterebbe quelli gia' propensi a questa linea improntata sulla genitorialita' positiva.

"Alla luce di questi dati - ha affermato valerio Neri - Save the Children, in linea con le sollecitazioni provenienti a livello europeo ed internazionale, intende promuovere anche in Italia un cambiamento culturale, che coinvolga tutti i principali attori delle Istituzioni, della societa' civile, del mondo dei media ed ogni singolo cittadino, volto alla tutela dei bambini contro qualsiasi atto di violenza, anche all'interno del contesto familiare e se utilizzato con intento educativo".

"E' per questo - annuncia Neri - il 31 marzo, nel corso di una tavola rotonda che ospitera' i maggiori esperti nazionali ed internazionali in materia, Save the Children lancera' il primo Manifesto per un'educazione non violenta, che ad oggi ha gia' raccolto le adesioni di alcuni dei piu' prestigiosi esponenti della pedagogia, della neuropsichiatria infantile, del mondo giuridico e dell'associazionismo, e che intende essere la pietra miliare per un impegno concreto contro qualsiasi atto che sia degradante o umiliante per un bambino, per promuovere una cultura del rispetto della loro dignita' umana ed integrita' fisica e mentale".

Save the Children, inoltre, ritiene che richiamare espressamente il divieto di utilizzare punizioni fisiche nell'educazione dei figli, adeguando il dettato normativo, consentirebbe all'Italia di fare un ulteriore passo in avanti nella tutela dei minori, lanciando un messaggio chiaro ed innovativo, cosi' come avvenuto in altri Paesi europei.

Secondo la ricerca condotta, il 13% dei genitori intervistati ritiene questa legge fondamentale, il 26% la ritiene utile, anche se non prioritaria. Un altro 22% dichiara di non sentire assolutamente la necessita' di una legge di questo tipo, mentre il restante 39% pensa che tale intervento normativo di questo tipo sia poco utile e che possa prestarsi ad interpretazioni ambigue.In generale, considerando l'insieme della popolazione italiana (quindi anche coloro che non hanno figli minori di 16 anni) e prima che qualsiasi forma di sensibilizzazione in materia sia stata effettuata, il 36% e' aperto ad una legge del genere, mentre il 26% teme applicazioni discrezionali ed ambigue. Un 40%, infine, non ne sente il bisogno.

"Nonostante la maggior parte dei genitori condanni l'uso di mezzi violenti per educare i figli, coloro che sono contrari alla legge temono la sua generalizzazione, l'uso indiscriminato, con il rischio di un suo eccessivo utilizzo", continua Valerio Neri.

Questa percezione negativa riguarda il 15% dei genitori, secondo i quali un intervento volto a introdurre il divieto di utilizzo di metodi educativi basati sulla violenza rappresenterebbe un'ingerenza dello Stato all'interno delle relazioni familiari che violerebbe l'intimita' delle mura domestiche. Questo desiderio di non intromissione nelle dinamiche familiari e' dimostrato anche dal fatto che, dinanzi ad un errore eccessivamente grave da parte dei figli, viene tollerato che il proprio coniuge dia uno schiaffo al figlio (81% tra i genitori dei bambini piccoli), ma molto meno tollerato se sono i nonni a farlo, gia' considerati "esterni" al nucleo familiare primario (45% sempre fra i genitori di bambini piccoli).

"L'obiettivo di Save the Children non e' quello di colpevolizzare i genitori, ma anzi di aiutarli, dimostrando che e' possibile mantenere disciplina ed autorevolezza attraverso sistemi educativi che non concepiscano la violenza come modo di risoluzione di un conflitto. E' per questo - afferma Claudio Tesauro, Presidente per l'Italia di Save the Children - che chiediamo alle Istituzioni competenti di farsi promotrici di una campagna di sensibilizzazione e informazione sulla genitorialita' positiva e al Parlamento di approdare in tempi brevi ad una riforma normativa, che vieti espressamente le punizioni corporali in ambito familiare, allineando di fatto l'Italia agli altri Paesi europei che hanno gia' adeguato la propria normative interna."