Gli italiani sono soddisfatti dei servizi sanitari, con in testa le farmacie (98% giudizi positivi in totale), tallonate dai medici di medicina generale (al 92 per cento). E ancora, si registrano spaccature nella percezione fra i cittadini del Nord e del Sud. Dove (come anche nel Centro) il 30 per cento dei ricoverati ha ammesso di essere dovuto ricorrere alle conoscenze personali per facilitare l'accesso all'ospedale (a livello nazionale la media è il 21 per cento).
Sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca "Aspettative e soddisfazioni dei cittadini rispetto alla salute e alla sanita'" realizzata dal Censis e presentata dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio e dal vicedirettore del Censis Carla Collicelli. Secondo i dati della ricerca, il giudizio migliore spetta alle farmacie, i cui servizi sono di buona qualità per il 62 per cento degli italiani, sufficienti per il 35 per cento, mediocri o scarsi solo per il 2 per cento. Il medico di medicina generale (per il 92 per cento qualità buona o comunque sufficiente, inadeguata solo per l'8 per cento) continua a rappresentare un elemento cardine del sistema di offerta e un referente di prossimità nel quale gli utenti ripongono grande fiducia. Positive anche le opinioni sui pediatri di libera scelta (promossi dal 90 per cento). Seguono i laboratori di analisi pubblici (84 per cento), ambulatori e consultori pubblici (84 per cento), ospedali e pronto soccorso (81 per cento), strutture di riabilitazione pubbliche (73 per cento), assistenza domiciliare (72 per cento).
Il sistema di offerta sanitaria si dimostra capace di rispondere in larga misura alle aspettative e alle esigenze assistenziali dei cittadini. La copertura garantita dai servizi, a partire dalle farmacie e dai Mmg, risulta nella grande maggioranza dei casi adeguata, così come la qualità percepita dall'utenza che ha colto positivamente la trasformazione delle farmacie in presidi sociosanitari. La legge 69/2009 prevede l'erogazione di servizi di primo livello quali prelievi, misurazione della pressione, la partecipazione della farmacia al servizio di assistenza domiciliare integrata, la dispensazione e la consegna dei farmaci e dei dispositivi medici necessari a domicilio, nonché la possibilità di prenotare le visite ambulatoriali e ospedaliere direttamente in farmacia. E' pari al 64,4 per cento la quota di italiani che ritengono che i servizi amministrativi della propria Asl siano efficienti e ben organizzati, contro il 35,6 per cento che si esprime in termini opposti. Questa opinione positiva trova d'accordo soprattutto i residenti del Nord-Ovest e del Nord-Est (rispettivamente il 73,9 per cento e l'83,7 per cento), ma diminuisce nettamente nel Mezzogiorno (54,3 per cento) e al Centro (51,5 per cento).
A fronte di un quadro caratterizzato da una generale soddisfazione, permangono non pochi problemi legati al territorio. Il sistema di offerta è ancora disomogeneo a svantaggio delle regioni meridionali soprattutto con riferimento a ospedali e pronto soccorso (in questo caso il giudizio negativo supera il 26 per cento contro una media nazionale del 19 per cento), assistenza domiciliare (scarsa per il 34 per cento a fronte del 28 per cento registrato a livello nazionale) e strutture di riabilitazione (34 per cento contro 27 per cento). Se 3 italiani su 4 ritengono poco o per nulla frequenti i casi di malasanità (intesi come errori diagnostici o terapeutici con conseguenze significative sulla salute dei pazienti), questa quota si riduce al 58,3 per cento al Sud (dove il 34,5 per cento dei residenti li ritiene abbastanza frequenti e il 7,2 per cento molto frequenti), mentre si attesta intorno al 90 per cento nelle regioni settentrionali. In particolare nel Nord-Ovest i casi di malasanità sono ritenuti "poco" probabili dal 73,6 per cento degli intervistati e "per nulla" probabili dal 19,5 per cento. Nel Nord-Est tali percentuali divengono rispettivamente il 71,3 per cento e 16,4 per cento. Valori simili si rilevano in merito all'opinione sulla probabilità che un paziente ricoverato in ospedale possa subire un grave errore medico: complessivamente lo ritiene poco o per nulla probabile quasi il 70 per cento degli italiani, ma questo dato scende al 51 per cento al Sud.
La valutazione espressa dai pazienti sulla loro esperienza diretta di ricovero rimane nel complesso positiva, benché emergano testimonianze di malfunzionamento e di cattiva gestione, limitate a una minoranza di casi. Il 72,6 per cento dei cittadini che nell'ultimo anno hanno ricevuto cure ospedaliere in regime di ricovero ritiene di essere stato sempre informato puntualmente sulle proprie condizioni, contro il 27,4 per cento che pensa l'opposto. L'80 per cento ritiene che il follow up dopo la dimissione (terapie, visite di controllo, riabilitazione) sia stato organizzato e gestito adeguatamente. Un paziente su 3, tra quelli che hanno ricevuto un ricovero programmato, dichiara che prima di essere ricoverato ha dovuto farsi visitare privatamente o intra moenia dal medico dell'ospedale, pur avendo già ricevuto l'indicazione del ricovero da un altro medico, e la quota sale al 41,6 per cento tra i residenti del Sud. Circa il 30 per cento dei pazienti dichiara di aver dovuto seguire una trafila burocratica complessa e faticosa, il 21,4 per cento (quasi il 30 per cento al Centro e nel Mezzogiorno) afferma di aver dovuto ricorrere a conoscenze personali per facilitare l'accesso in ospedale.