Michelangelo Pistoletto nel Bosco di San Francesco ad Assisi: uno dei più importanti artisti del mondo interviene su un luogo-simbolo del paesaggio italiano. Un grande momento per il FAI, Fondo Ambiente Italiano, e per tutti coloro che hanno a cuore la tutela del nostro ambiente. Pistoletto traccia il solco della sua opera di land art donata al FAI e intitolata “Il Terzo Paradiso”, un intervento che rappresenta l'inizio dei lavori di restauro paesaggistico del Bosco di San Francesco ad Assisi, area donata al FAI da Intesa Sanpaolo nel 2008. Sessanta ettari di tipico paesaggio umbro dominato dalla Basilica di San Francesco e ricco di colline, radure, oliveti, querce, biancospini e ginestre; con un torrente, il Tescio, che lo attraversa; con i resti di un complesso benedettino del XIII secolo - tra cui la Chiesa di Santa Croce, il Ponte di Santa Croce e un mulino ancora in attività fino al secolo scorso - e con una torre di avvistamento. Un luogo non solo geografico, reso immortale da San Francesco, che ne fece il più alto modello di armonia e convivenza tra Uomo e Natura.
Camminando per i due chilometri e mezzo della passeggiata, che unisce la Basilica di San Francesco alla radura dove sorgerà l'opera di Pistoletto, i "pellegrini del XXI secolo" potranno riflettere su tre diversi atteggiamenti dell'uomo con la natura. Nella prima parte del cammino - quella che attraversa la Selva (di proprietà del Sacro Convento) – ci si potrà immergere in quel rapporto contemplativo di totale armonia e rispetto della natura proprio della parabola francescana.
Proseguendo il cammino, ecco un secondo momento, ispirato dalle presenze della filosofia di vita benedettina presenti nel Bosco - il complesso monastico di Santa Croce - che ci riporta all'"ora et labora", al rispetto della natura e al ruolo dell'uomo come attore e artefice consapevole del rapporto con l'ambiente.
Il terzo momento, quello finale, rappresentato dalla "stazione" culturale del Terzo Paradiso - dove mondo naturale e mondo artificiale si fondono -, pone di fronte a un inevitabile esame di coscienza, a un momento di autocritica e di assunzione di responsabilità che prenda in considerazione il nostro rapporto alterato con l'ambiente.
L'inizio dei lavori di recupero del Bosco coincide con quella riscossa del paesaggio italiano che è tra gli obiettivi del FAI: oggi infatti il Bosco presenta evidenti segni di degrado e di abbandono; anche i vari elementi presenti, come gli edifici, i sentieri e gli stessi alberi, hanno bisogno di un restauro conservativo e di una riqualificazione ambientale che possa rimettere a disposizione del pubblico questo luogo "così normale, così speciale". Lo scarto tra lo stato attuale del Bosco e il modo in cui sarà restituito al pubblico è il modello di un atteggiamento virtuoso di approccio al paesaggio e al modo in cui tutelarlo. E il recupero e la valorizzazione del Bosco, un paesaggio concreto e preciso che tuttavia rappresenta tutti i paesaggi italiani, oltre che un gesto di riconciliazione tra l'uomo e l'ambiente in cui vive, rappresenta anche un potente grido di allarme per richiamare l'attenzione sull'uso scellerato della natura di cui siamo spesso colpevoli.
Proprio in questo senso l'intervento del FAI non si pone come obiettivo di "creare un capolavoro", ma quello, apparentemente più semplice e in realtà assai complesso, di restituire alla natura e alla storia il grande scenario del Bosco di San Francesco, di mettere a disposizione un paesaggio ben gestito, rispettato, amato e protetto, con tutto l'amore e la sapienza accumulata nei secoli dai contadini, nella consapevolezza che questo approccio di buona pratica della campagna si è andato via via perdendo con le ultime generazioni.
Il Bosco di San Francesco, un tipico paesaggio italiano immortalato tra l'altro nelle opere di Giotto, viene recuperato grazie ai fondi raccolti tramite la campagna di sms solidale "La Terra di Francesco" lanciata dal FAI nell'ottobre dello scorso anno e al contributo e al sostegno di enti, istituzioni, aziende e privati. Ora che finalmente si dà inizio ai lavori di recupero, che dureranno fino a giugno 2011, nel cuore di questo eden naturale che l'uomo non ha saputo difendere e che anzi ha in parte danneggiato, si pone la prima pietra, o meglio si traccia il primo segno, di un "paradiso" dell'anima ideato da Michelangelo Pistoletto.
Ma che cos'è il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto? All'apparenza, un semplice e bellissimo uliveto. A guardare meglio, un uliveto unico al mondo: tracciato su un'area di 90 x 35 metri - per un totale di oltre 3.000 metri quadrati - ha un disegno a tre cerchi che ricorda e rilegge il simbolo dell'infinito, è costituito dallo sviluppo di un doppio filare di 160 ulivi, ciascuno alto circa 3 metri e con una fronda di 2 metri e mezzo. Nel centro dell'opera, un'asta d'acciaio dell'altezza di sei metri, a significare l'unione tra Cielo e Acqua, che si trova nel sottosuolo. Il Terzo Paradiso, nelle intenzioni dell'artista, è la fusione tra il paradiso in cui la vita sulla Terra è totalmente regolata dalla natura e un secondo paradiso, creato dall'uomo e basato su bisogni, prodotti, piaceri e comodità artificiali. Il Terzo Paradiso è la sintesi tra questi due mondi, ovvero la possibilità di restituire vita alla Terra attraverso quegli strumenti - come la scienza, la tecnologia, l'arte e la cultura - che caratterizzano la nostra vita interiore.
Per l'occasione, il FAI lancia una campagna di adozione dei 160 ulivi, un modo per legare il nome del donatore a un'opera d'arte che sarà patrimonio dell'Italia e del mondo. Michelangelo Pistoletto disegnerà su una lastra specchiante il simbolo del Terzo Paradiso, lo autograferà e lo donerà a tutti coloro che adotteranno un ulivo della sua opera.
Il recupero e la riqualificazione di questo straordinario ambiente italiano permetteranno gratuitamente ai milioni di visitatori e di pellegrini, che ogni anno si recano nella città di Francesco, di vivere concretamente un luogo dove la natura, la storia e lo spirito si fondono in un'unica, ineguagliabile emozione.
Sarà l'altra metà di Assisi: identica a come la conobbe Francesco.