Indagine del Censis


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L'Italia del 2030: un paese di vecchi

Sempre più anziani e meno giovani, divario crescente tra Nord e Sud e la crescita demografica più lenta d'Europa. Per mantenere gli stessi standard di vita, serviranno nei prossimi dieci anni 480 mila nuovi posti di lavoro all'anno e 12 miliardi di euro all'anno per ridurre il debito pubblico v

Sempre piu' anziani e meno giovani, divario crescente tra Nord e Sud, una crescita della popolazione che, pur arrivando a quota 62 milioni e 129 mila abitanti, sara' comunque inferiore alla crescita registrata in Europa, con meno persone al Sud e molte di piu' al Centro-Nord, soprattutto per effetto dell'immigrazione. E soprattutto avremo un milione di giovani in meno. Per mantenere gli stessi standard di vita, serviranno nei prossimi dieci anni 480 mila nuovi posti di lavoro all'anno e 12 miliardi di euro all'anno per ridurre il debito pubblico.

Questa la fotografia dell'Italia del 2030, scattata dal Censis nel corso di 'Come staremo al mondo?', appuntamento organizzato nell'ambito della riflessione annuale del Censis 'Un mese di sociale', giunta alla ventiduesima edizione. Sono intervenuti alla tavola rotonda, tra gli altri, il presidente del Censis Giuseppe De Rita e il direttore generale Giuseppe Roma, il presidente dell'Ispi Boris Biancheri, il Presidente del Cnel Antonio Marzano e il direttore generale del Comune di Torino Cesare Vaciago.

Questi scenari demografici modificheranno profondamente il modo in cui lavoriamo e produciamo, dice il Censis e per conservare gli attuali standard di vita, dovra' certamente aumentare il tasso di occupazione. Se ipotizziamo di mantenere costante l'attuale numero di persone che lavorano (poco piu' di 23 milioni, con un tasso di occupazione riferito alla popolazione di 15-64 anni del 57,5%), in base alle tendenze demografiche, che prevedono una riduzione della popolazione in eta' attiva di 263 mila persone nel 2020, e di 1 milione 727 mila nel 2030, il tasso di occupazione dovra' necessariamente salire al 57,9% nel 2020 e al 60,1% nel 2030.

Invece, il raggiungimento dell'obiettivo della strategia di Lisbona (una quota di occupati del 70% tra la popolazione di 15-64 anni) implicherebbe un aumento del numero di occupati di 4 milioni 828 mila nel 2020 (per arrivare a 27 milioni 853 mila occupati in totale), ovvero comporterebbe la creazione di 480 mila nuovi posti di lavoro all'anno per i prossimi dieci anni.

"Un esercizio di visione di futuro per l'Italia -dice ancora il Censis- ci impone di considerare ineludibile l'obiettivo della riduzione del debito pubblico nei prossimi anni. Se si ipotizza una crescita annua del Pil dell'1% costante per i prossimi dieci anni e si fissa un obiettivo di riduzione del rapporto debito pubblico/Pil sotto la soglia psicologica del 100%, cioe' al 99%, occorre perseguire una diminuzione del debito dello 0,7% l'anno, corrispondente a un accantonamento di risorse per circa 12 miliardi di euro l'anno (tendenzialmente decrescenti in virtu' della riduzione progressiva dello stock di debito pubblico e degli interessi), recuperabili almeno in parte attraverso la lotta all'evasione fiscale".

In base alle previsioni demografiche, per il Censis, i giovani di 18-34 anni diminuiranno, con un forte calo nel prossimo decennio (passeranno dai 12 milioni 26 mila del 2010 ai 10 milioni 836 mila del 2020, segnando un -9,9%), che tendera' ad attenuarsi successivamente, fino ai 10 milioni 791 mila del 2030 (-10,3% nell'intero periodo 2010-2030, cioe' 1 milione 235 mila in meno).

I giovani passeranno quindi da una quota del 20% della popolazione complessiva al 17,4% Contemporaneamente gli over 65 anni aumenteranno dagli attuali 12 milioni 216 mila a 16 milioni 441 mila nel 2030 (+34,6%), rappresentando cosi' il 26,5% della popolazione italiana (il 20,3% nel 2010).

Anche la vita media continuera' ad allungarsi, di quasi due mesi in piu' all'anno per i prossimi vent'anni, fino a 82,2 anni per gli uomini e 87,5 anni per le donne nel 2030 (la speranza di vita era pari rispettivamente a 76,5 anni per gli uomini e 82,3 anni per le donne nel 2000). Al punto che l'eta' media di un italiano sara' passata da 40,9 anni nel 2000 a 47 anni nel 2030.

Resteremo un grande Paese, ma le differenze sul piano demografico con i principali Paesi europei tenderanno in molti casi ad accentuarsi. Se nel 2010 vive in Francia un numero di abitanti maggiore del 4,3% di quelli che vivono in Italia e la differenza con il Regno Unito e' del 3,3%, nel 2030 il divario aumentera' rispettivamente al 9,9% e all'11,9%, cioe' i francesi saranno 6,1 milioni in piu' degli italiani (attualmente sono solo 2,5 milioni in piu') e gli inglesi 7,3 milioni in piu' (attualmente sono solo 1,9 milioni in piu'). Gli spagnoli, che oggi sono il 22,2% in meno degli italiani (cioe' 13,3 milioni in meno), nel 2030 avranno accorciato le distanze, riducendo la differenza a 14,9 punti percentuali (gli spagnoli saranno solo 9,2 milioni in meno degli italiani).