Missione (virtuale) nello spazio


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Al Cnr si studia 'l'effetto Marte'

Ricercatori italiani monitorano il viaggio virtuale al via a Mosca per misurare le conseguenze dello stress da missione spaziale direttamente sugli astronauti in azione v

'Grande fratello' verso Marte, per misurare le conseguenze dello stress da missione spaziale direttamente sugli astronauti in azione. Anche se si tratta di una missione spaziale 'virtuale'. Il Centro Extreme di Pisa - composto da Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), Scuola superiore Sant'Anna e Universita' di Pisa - rilevera' infatti gli effetti della missione simulata Mars 500, al via a Mosca, sull'asse cuore-cervello-polmoni degli astronauti.

Misurare lo stress tramite un inedito mix di esami (dall'analisi della scrittura all'elettroencefalogramma, dalla rilevazione dei livelli di cortisolo fino all'ecocardiografia) e ridurne gli effetti senza ricorrere a terapie farmacologiche: questo l'obiettivo dello studio lanciato in occasione della missione spaziale simulata verso Marte, che parte oggi dall'Istituto per i problemi biomedici (Ibmp) di Mosca. Il progetto affida ai ricercatori del Centro Extreme di Pisa "la delicatissima rilevazione clinica degli effetti dello stress sull'asse cuore-cervello-polmoni degli astronauti. Il team pisano - riferisce una nota del Cnr - intende affinare le procedure per la misurazione oggettiva dello stress individuale e valutarne le possibili contromisure".

Se avvalorate scientificamente, queste tecniche potrebbero nel prossimo futuro essere applicate anche ai pazienti sulla terra. Cavie d'eccezione, i sei astronauti volontari (tra cui l'italo-colombiano Diego Urbina) che per 520 giorni vivranno confinati negli spazi angusti del simulatore russo Nek, tra le cabine dell'equipaggio, il bagno, la cucina e la piccola area comune: senza contatti diretti con l'esterno e senza possibilita' d'uscita. Una sorta di 'Grande fratello' spaziale che rappresenta il terzo e decisivo momento del progetto Mars 500, iniziato due anni fa.

L'esperimento di confinamento prolungato degli astronauti, organizzato dall'Ente spaziale russo e dall'Esa (l'Agenzia spaziale europea) questa volta riprodurra' in tutto e per tutto la missione spaziale verso Marte (idealmente programmata per il 2020), escludendo qualunque forma di contatto con il mondo esterno, tranne le comunicazioni radio che - rispettando quanto avverrebbe nella realta' - avranno comunque un ritardo di circa 20 minuti.

Oltre ai 250 giorni del viaggio d'andata e ai 240 del ritorno, tre dei sei astronauti dovranno sobbarcarsi ulteriori 30 giorni, simulando la discesa e il soggiorno sulla superficie del Pianeta Rosso sull'apposito modulo spaziale collegato alla navicella. I rischi non sono banali: l'ambiente 'marziano' riprodotto dagli scienziati russi e' realistico per atmosfera, temperatura, illuminazione e pressione (fa eccezione la gravita'); malfunzionamenti o rotture delle tute spaziali metterebbero a repentaglio la vita stessa dei volontari.

In queste condizioni il gruppo di ricerca pisano "e' chiamato a misurare oggettivamente la vulnerabilita' allo stress dell'equipaggio e, contestualmente, verificare sul campo contromisure non farmacologiche che possano migliorare la resa degli individui alla pressione psicologica", spiega Remo Bedini dell'Ifc-Cnr in una nota. Sono previste otto sessioni di esperimenti: una all'inizio, una alla fine e sei durante il viaggio.

In particolare, "i ricercatori - prosegue - effettueranno rilevazioni elettroencefalografiche con dispositivi portatili a 32 canali per misurare la cosiddetta Sleep Slow Oscillation (Sso), l'onda madre del sonno ad onde lente (il sonno ristoratore). Specifici test clinici saranno condotti per misurare i livelli di cortisolo, ormone correlato allo stress: dalle urine si otterra' la misura del cortisolo tonico, dalla saliva quello fasico".

L'equipaggio sara' poi sottoposto dai ricercatori del Centro Extreme a esami psicometrici per la valutazione di alcune funzioni cognitive ed emotive. "Un altro obiettivo e' misurare la 'frattalita' del pensiero' degli astronauti, analizzando i testi scritti da loro stessi durante la missione", prosegue Antonio L'Abbate, professore ordinario alla scuola Superiore Sant'Anna e direttore del Centro Extreme. "Indipendente dalla lingua, dal mezzo utilizzato per la scrittura e dal senso complessivo del testo, il test potrebbe confermare come la distanza temporale e la frequenza di scrittura di certe parole possa rendere una misura oggettiva dello stress, senza dover ricorrere a ulteriori indagini cliniche".

Gli esami saranno monitorati in tempo reale: gli astronauti - unica concessione - dispongono di un portello 'pass trough' per passare i campioni all'esterno durante il viaggio. Per quanto riguarda gli antidoti allo stress, il Centro Extreme sta conducendo specifiche ricerche che potrebbero trovare a Mosca importanti conferme. Sotto indagine ci sono gli effetti delle stimolazioni elettriche al cervello. "Se la misurazione dello stress e l'efficacia delle contromisure si rivelassero corrette - conclude Angelo Gemignani, del Dipartimento di scienze fisiologiche dell'Universita' - l'esperimento di Mars 500 spalancherebbe le porte alla determinazione del profilo di rischio dei singoli individui, fornendo un contributo essenziale alla moderna medicina predittiva: per le persone impegnate in attivita' estreme come pompieri, militari, addetti alla protezione civile, ma con ricadute positive per tutti i cittadini".