Le elezioni del giugno 2007 portano a un estenuante periodo di trattative tra i partiti. Dopo 6 mesi a vuoto, il re Alberto II affida l’incarico al premier uscente, Guy Verhofstadt, che guiderà un esecutivo a tempo per le emergenze.
Nel marzo 2008, nasce il governo del democristiano Yves Leterme. Si tratta di un pentapartito anomalo di centrodestra che include i socialisti francofoni.
Immediate tensioni tra i gruppi linguistici costringono Leterme a dimettersi in luglio. Il re respinge le dimissioni ma le accetta quando, sulla scia di uno scandalo finanziario, il primo ministro le ripropone a dicembre.
Al governo Leterme-I segue quello di Herman Van Rompuy, che ricalca l’alleanza precedente. Il premier, insediatosi il 30 dicembre 2008, si dimette dopo meno di un anno, poiché eletto alla carica di presidente stabile dell’Ue, istituita dal Trattato di Lisbona.
Nel novembre 2009, Leterme torna a guidare il Paese, a capo della stessa coalizione formata due anni prima.
Nell’aprile 2010, in contrasto con un progetto che punta a ridefinire il collegio elettorale e giudiziario di Bruxeles, i liberali fiamminghi passano all'oppposizione, costringendo ancora una volta Leterme a lasciare.
Contrasti sul collegio bilingue
BHV è l’acronimo del collegio elettorale della capitale e dintorni (Bruxelles-Hal-Vilvoorde), fonte di aspre tensioni tra le comunità linguistiche.
L’area metropolitana è un’isola formalmente bilingue in cui però, complice la massiccia presenza di stranieri,prevale la lingua francese. E’ circondata dal Brabante fiammingo.
In base alla legge attuale, in 6 Comuni della cintura di Bruxelles i partiti francofoni possono ottenere voti da elettori residenti nelle Fiandre, mentre i fiamminghi che vivono in Vallonia non possono votare per le liste fiamminghe a Bruxelles.
Il progetto su cui il governo è caduto prevedeva la divisione in due del collegio BHV. La misura viene osteggiata, poiché ridefinirebbe i confini interni, gettando le basi per l’ipotetica frontiera di due Stati indipendenti.
Gli amministratori fiamminghi temono che l’espansione del francese, che ha già colpito i 18 comuni più vicini a Bruxelles, possa estendersi ancora. Per evitare che ciò avvenga, i Comuni più esterni della cintura capitolina hanno adottato norme che limitano la vendita di case ai non fiamminghi.