Belgio, un voto per la sopravvivenza


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Le elezioni viste dalla stampa di Bruxelles

Van Impe: 'Belgi senza fanatismi'. Coppi: 'Paese davvero a rischio' t

Liesbeth Van Impe e Davi Coppi, capi della redazione politica del quotidiano fiammingo “Het Nieuwsblad” e di quello francofono “Le Soir”, hanno fornito il loro prezioso contributo per approfondire la conoscenza del tema.

Le ultime manifestazioni in favore dell’unità nazionale non hanno avuto lo stesso successo che nel 2007. Come mai?
Van Impe: All’epoca c’era grande emotività e una crescente inquietudine, favorita dalla fiction “Bye Bye Belgium" della Tv pubblica francofona. Tuttavia il successo delle manifestazioni ‘filo-belghe’ è sempre stato relativo. Si è belgi-fiamminghi-brussellesi-valloni senza complessi e senza fanatismi.

Coppi: La lunga crisi dopo il voto del giugno 2007 era imprevedibile, i cittadini erano increduli davanti a una situazione che si degradava sulle contrapposizioni tra Nord e Sud. Oggi, oltre alla non indifferente stanchezza dell’opinione pubblica, il problema istituzionale è noto (tanto che fece cadere il governo), e gli elettori attendono l’esito del voto per valutare la gravità dell’impasse politica. Il risultato della N-VA sarà determinante, e non è da escludere che,in caso di una nuova crisi come quella di tre anni fa, si ripropongano mobilitazioni come quelle che si tennero allora.

E’ possibile che il voto non riesca a sciogliere l’impasse politica?
Coppi
: Certamente. Secondo le previsioni, il nuovo governo potrà nascere in un periodo che va da 2 a 6 mesi. Lo scenario più catastrofico prospetta però l’impossibilità che intervenga un accordo tra i partiti su un programma istituzionale e di governo. A quel punto si tornerebbe nuovamente alle urne, e il futuro del Paese sarebbe davvero a rischio.

Van Impe: Non solo è possibile, ma anzi è probabile che il voto non sciolga l'impasse politica. I temi e gli atteggiamenti dei partiti non sono cambiati. Se poi, come prevedono i sondaggi, nelle Fiandre la NVA otterrà il 25% dei voti, la situazione sarà ancor più difficile che nel 2007. Il partito che vuole la fine del Belgio avrebbe la maggioranza relativa e sarebbe dunque incaricato di formare il nuovo governo. La politica si è in qualche modo radicalizzata, complicando ulteriormente le cose.

La Corona potrebbe scendere direttamente nell’agone politico?
Van Impe
: Il tema è molto delicato. Il re può avviare le consultazioni e conferire il mandato esplorativo al candidato premier, ma sempre nel rispetto delle regole della politica. In questi ultimi anni, saltuariamente, Alberto II ha avuto un ruolo più attivo. Ma un suo impegno diretto è pericoloso, soprattutto se vuole evitare di diventare egli stesso l’oggetto della contestazione.

Coppi: La Corona è già di fatto nel gioco della politica, poiché designa il nuovo premier e segue lo sviluppo delle trattative tra i partiti per formare il governo. Il re ha un ruolo limitato dalla Costituzione, ma in tempi di crisi può rivelarsi determinante. Negli ultimi anni il sovrano si è più volte “esposto” pubblicamente, con mi- sura e discrezione, ma a suo rischio e pericolo. I suoi interventi potrebbero, ad esempio, scatenare polemiche nei confronti di una delle comunità che formano il Paese. A quel punto, ne pagherebbe il prezzo.

Il risultato delle elezioni olandesi influenzerà il voto nelle Fiandre?
Van Impe
: Le sconfitte democristiane inducono a facili parallelismi, ma il clima politico è assai diverso. Nei Paesi Bassi si è parlato di economia e risanamento della finanza pubblica. Da noi, l’argomento è stato poco presente nelle Fiandre e ancor meno in Vallonia.

Coppi: Solo marginalmente. Si dice che i fiamminghi non nutrano simpatie per gli olandesi. La politica fiamminga ha una sua specificità storica. Il movimento di emancipazione non risale a ieri, e lo spostamento delle Fiandre verso destra è in atto da tempo.

Fino a che punto la politica interna si ripercuoterà sulla presidenza di turno belga dell’Ue, che inizia a luglio?
Van Impe
: La presidenza belga inizierà con un governo che non dispone di tutti i poteri, ma forse gli altri Stati membri non se ne accorgeranno. Il Trattato di Lisbona ha ridimensionato il ruolo della presidenza semestrale.

Coppi: Assumendo la presidenza, il Belgio non sarà in grado di proporre progetti forti e originali. Coi tempi che corrono, l’Europa avrebbe bisogno di un Belgio in buona salute e perfettamente funzionale.