di Luigi del Giudice
Continuiamo il nostro viaggio nel mondo delle assicurazioni con la relazione annuale dell’Isvap e alcune considerazioni successive, rilasciate a Televideo dal presidente dell’istituto che vigila sulle imprese di assicurazione, Giancarlo Giannini. L’Isvap è contraria ai recenti aumenti delle polizze di assicurazione per le automobili. Sono aumenti a due cifre –dichiara Giannini-. E non sono, secondo l’Istituto, la soluzione per risolvere le difficoltà in cui versa il settore RC Auto. “In alcune zone del Sud, -dice Giannini- si sono riscontrati, in particolare per giovani e neopatentati, livelli di premi elevati, anche oltre 7.000 euro (7 mila e non 700) per assicurare un’auto di media cilindrata”. Il presidente dell’Isvap aggiunge di aver avviato verifiche per valutare se tali livelli siano giustificati sul piano tecnico”. Crediamo che al di là delle verifiche, le cifre parlano da sole. Ma come è possibile consentire queste cose? Desidereremo sapere, poi, come andrà a finire per chi ha fatto pagare cifre così alte a qualcuno. E secondo noi le conseguenze, qualora ci fossero, andrebbero pubblicate. Se non altro per mettere in guardia altre persone sprovvedute.
Giannini, poi, fa il confronto con i Paesi vicini, Germania, Francia e Spagna, dove il costo di una polizza per l’auto è inferiore alla metà. Contro i 407 euro dell’Italia, se ne pagano 222 in Germania, 172 in Francia e 229 in Spagna. E conclude dicendo che “quello che accade in altri Paesi deve far riflettere”. In questi Paesi, sono di gran lunga inferiori anche i ricorsi all’Isvap contro gli istituti di assicurazione. In particolare, la percentuale dei ricorsi per l’RC Auto in Italia è di molto superiore a quelle dei tre Paesi considerati. Anche gli aumenti: negli ultimi anni in Italia si è registrato il 17,9% contro il 7,1% della media europea. Sui costi, secondo la relazione dell’Isvap, intervengono diversi fattori: l’elevato numero di lesioni denunciate, la disomogeneità delle valutazioni giurisprudenziali dei risarcimenti, l’elevata incidenza delle cosiddette micro permanenti, lo scarso rispetto delle norme del codice stradale e, non ultimo, lo stato della rete stradale. Tra i rimedi, Giannini indica la ricerca di una maggiore efficienza, un miglioramento della qualità del servizio reso ai consumatori e un rafforzamento delle strutture di liquidazione dei sinistri. Su quest’ultimo punto, c’è un’apposita indagine dell’Isvap “che conferma l’esistenza di diffuse inefficienze cui occorre porre rimedio”. Giannini si limita a indicare “interventi su una tabellazione del danno biologico per le lesioni di maggiore entità; l’abolizione del tacito rinnovo e la conferma della esclusività della procedura di risarcimento diretto, dopo i dubbi scaturiti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale”. La sentenza della Corte lascia la libertà di scelta all’utente sull’uso o meno del risarcimento diretto. Per la verità, da più parti si condanna il risarcimento diretto che, in effetti, non riesce a garantire neanche i bassi tempi che si speravano con questa legge, cioè 60 giorni. Lo dimostra il notevole aumento delle denunce all’Isvap, proprio per i ritardi delle Compagnie, oltre che per il modo in cui gestiscono i danni, facendo lievitare i tempi e costringendo al contenzioso, in aumento anche quest’ultimo.
Il ricorso all’Isvap
Il ricorso all’Isvap contro una compagnia di assicurazione può produrre una sanzione alla compagnia stessa. Ma al ricorrente non è dato conoscere l’esito della decisione presa dall’Isvap. Perché?, chiediamo al presidente Giannini. E’ la legge che lo impedisce per motivi di privacy e di segreto d’ufficio, ci risponde. E noi replichiamo che chi ricorre ha diritto di sapere. Ma secondo Giannini, il ricorrente comunque lo viene a sapere perché l’assicurazione poi lo paga. Ma non sempre è così. Anzi, non di rado c’è anche un irrigidimento dell’assicurazione contro il danneggiato-ricorrente, rispondiamo. Ma Giannini elude. Forse, l’Isvap dovrebbe farsi carico di adire la giusta via per far modificare la normativa sull’esito dei ricorsi.
E’ favorevole a un risarcimento come in Germania?
Giannini dice che all’estero, le polizze costano meno e tra i mali parla di servizi da migliorare e una gestione dei sinistri più idonea e più veloce. Allora, gli chiediamo se è favorevole all’istituzione di un albo dei periti al fine di migliorare il risarcimento. In pratica l’istituzione di un albo dei periti significa l’eliminazione dei cosiddetti “periti assicurativi”, istituiti dal 1992 con legge e che sono, insieme ai liquidatori, i rappresentanti delle assicurazioni nel fare il bello e il cattivo tempo sui ritardi e sulle cifre dei risarcimenti.
Dopo aver detto che l’Europa va contro gli albi delle categorie, Giannini annuisce che la cosa non è male. “Al momento –dice- non c’è un albo dei periti. Ci sono problemi di carattere generale. Valuteremo un po’. Ci sono fatti positivi, come l’indipendenza del perito terzo”. Poi, dopo un breve momento di riflessione, dice:”... ma ci sono anche riflessi negativi. Perché uno va dal perito amico…”. Oggi, si potrebbe obiettare, al contrario, c’è il perito amico della compagnia.
Gli replichiamo che, comunque, il perito deve rispondere penalmente e civilmente delle perizie e, quindi, potrebbe essere un’ottima garanzia. Ma Giannini preferisce rinviare la risposta a un’intervista ad hoc. L’istituzione di un albo dei periti, in luogo del ruolo dei periti assicurativi che, oggi, fa capo all’Isvap, ci porterebbe a situazioni come in Germania e Francia. In questi Paesi non c’è il “perito dell’assicurazione”, caso unico in Italia, ma semplicemente ci sono dei periti, iscritti o no a un albo, seri e responsabili professionisti, cui il danneggiato si rivolge per una perizia, che di norma l’assicurazione paga, senza il tira e molla delle offerte più vantaggiose per le assicurazioni, con la sola prospettiva di adire la costosa via legale. In Germania e in Francia ci sono anche dei centri, chiamati Dekra, che sono ufficialmente riconosciuti dalle compagnie di assicurazione. E queste perizie evitano ai danneggiati quel tortuoso viottolo stretto di discutere al rialzo o al ribasso con periti e liquidatori. E evita anche molti ricorsi all’Isvap e al giudice. In Italia ci sono centri Dekra, ma non sono abilitati a far perizie di auto perché non iscritti al ruolo di periti assicurativi dell’Isvap. Anche se possono far perizie per il tribunale e fanno prove su strada delle auto, revisioni e altro ancora.
Sull’argomento torneremo, riportando le posizioni dell’Ania, l’associazione che raggruppa le assicurazioni, dell’Aicis, che raggruppa i consulenti di infortunistica, della Sai, secondo gruppo assicurativo in Italia, di Estima, un consorzio che è una sorta di Dekra, e dell’ADiconsum. A conclusione un’intervista con il presidente della commissione Trasporti della Camera, Valducci, per fare il punto sul nuovo codice della strada.