Il Madagascar non ha un presidente eletto, né un governo ufficialmente in carica. A marzo dell'anno scorso, il presidente Marc Ravalomanana è stato costretto all'esilio. Il potere è finito nelle mani del giovane sindaco di Antananarivo, Andry Rajoelina, che ha più volte promesso nuove elezioni mentre le mediazioni tentate dalla comunità internazionale sono finora fallite. Gli aiuti internazionali sono stati bloccati e sullo sfondo della crisi ci sono gli interessi legati allo sfruttamento delle risorse dell'isola. A quando la democrazia per il popolo del Madagascar?
Le divisioni politiche impediscono di trovare una soluzione alla crisi. Andry Rajoelina, presidente dell'Alta autorità di transizione del Madagascar (Hat), ha annunciato lo scorso 12 maggio in diretta televisiva che non si candiderà alle elezioni presidenziali. Quindi ha indicato le tappe per uscire dalla fase di transizione: un referendum su una nuova Costituzione il 12 agosto, elezioni legislative il 30 settembre e elezioni presidenziali il 26 novembre. Intanto,il governo è in stallo. Il potere di Rajoelina non è riconosciuto da tutti i ministri. A questo si sommano voci sulla corruzione dell'esecutivo.
La mossa a sorpresa di Rajoelina
La mossa di Rajoelina, dettata dalle pressioni delle forze armate, che avevano lanciato un ultimatum perché egli presentasse una "calendario della transizione", e da quelle della comunità internazionale, ha colto di sorpresa i suoi avversari politici, gli ex presidenti Ravalomanana, Ratsiraka e Zafy. Rajoelina ha inoltre scavalcato i mediatori dell'Unione Africana e della Sadc (Comunità di sviluppo dell'Africa del Sud) che in seguito all'insuccesso del 30 aprile a Pretoria stavano preparando una nuova proposta. I 4 protagonisti della crisi, infatti,a Pretoria non avevano trovato un'intesa.
La promessa della lotta alla povertà
La crisi in Madagascar, costata la vita a oltre un centinaio di persone dal 26 gennaio 2009, ha opposto il presidente Ravalomanana, principale businessman del Paese, e l'ex sindaco di Antananarivo, Rajoelina, che lo accusa di usare male il denaro pubblico e di occuparsi dei suoi interessi imprenditoriali. Da parte sua, Ravalomanana, giunto al potere nel 2001 in circostanze molto simili, taccia l'ex leader dell'opposizione di essere un populista. Rajoelina, dopo la destituzione di Ravalomanana, ha promesso davanti a 15 mila sostenitori che la lotta alla povertà sarebbe stata la sua priorità.
Non è stato un colpo di Stato
Rajoelina, 34 anni, che ha preso possesso del Palazzo presidenziale di Antananarivo con l'aiuto delle forze armate ribelli il 17 marzo del 2009, respinge le accuse della comunità internazionale. "Non è stato un colpo di Stato -dice al Financial Times- l'Alta Corte costituzionale ha riconosciuto la validità del trasferimento dei poteri". Onu, Unione Africana, Unione Europea e Comunità degli Stati dell'Africa australe (Sadc) non avevano esitato a definire "colpo di Stato" la presa di potere di Rajoelina.