Madagascar, a quando la democrazia?


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In pericolo le risorse dell'Isola

Un paradiso naturale da proteggere, minacciato dallo sfruttamento illecito del legname pregiato e dalla pratica del 'brucia e coltiva', che sta degradando il suolo e favorisce la distruzione delle foreste D

Il Madagascar, frammento dell'antico supercontinente Gondwana, è un'isola grande due volte l'Italia ed è una fra le aree di maggiore interesse naturalistico del mondo. Tuttavia con la povertà aumenta il degrado ambientale. Nel nord del Paese c'è il fenomeno dello sfruttamento illecito del legname pregiato e alcune aree protette vengono invase da persone che abbattono alberi e cacciano animali protetti. Al sud, la gente vende carbone di legna lungo le strade. Anche la pratica del "brucia e coltiva" sta degradando il suolo e favorisce la distruzione delle foreste.

Investitori stranieri, vantaggio per il Paese?
I terreni fertili dell'Africa sub-sahariana sono una interessante attrazione per gli investimenti di Paesi ricchi di liquidità e poveri di materie prime, come quelli del Golfo. Anche la questione degli investitori esteri è stato motivo del contendere tra Ravalomanana e Rajoelina. Negli ultimi mesi, il governo di Ravalomanana aveva avviato una politica di apertura agli investitori stranieri, scommettendo su progetti di sfruttamento delle sue enormi risorse minerarie. Il nuovo presidente Rajoelina ha invece annunciato che rivedrà i contratti siglati in passato con investitori esteri.

Rajoelina: contratti stranieri da rivedere
Un portavoce di Rajoelina ha precisato che le autorità malgasce intendono avvalersi di "esperti internazionali per esaminare i contratti e verificare che ci sia un reale profitto per il popolo" Il governo di Ravalomanana aveva offerto ai gruppi stranieri condizioni vantaggiose nel tentativo di sostenere lo sviluppo economico dell'isola, nonostante i dubbi espressi sulla capacità di tale politica di sconfiggere la povertà Gli abitanti di Fanandrana (Est) sono in allarme per il progetto di costruzione di un deposito di cobalto. Temono che i processi di separazione di nickel e cobalto possano contaminare le falde acquifere.