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Terra sporca, Terra pulita, Terra viva

L’Italia, il Paese più ricco di diversità, a rischio di desertificazione D

'Detesto la parola ‘terra’ per significare in modo indiscriminato ‘sporco’. La terra è pulita e bella, adoro muoverla con le mani e sentire quanto è viva e pulsa, come ogni fiore o animale'. Così si esprimeva Maureen Boland, signora combattente del giardinaggio inglese degli anni ‘70. E così la pensano ancora oggi molti giardinieri 'militanti', non ultimi, i numerosi educatori che hanno dato vita agli orti nelle scuole primarie, consci di come 'giocare' con le mani nella terra sia per i bambini un’insostituibile esperienza conoscitiva.

E nell’anno dedicato alla biodiversità c’è chi concentra l’attenzione proprio sui problemi della terra ai fini di lanciare un allarme per la sua tutela: la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione ha deciso di dedicare la sua campagna celebrativa di quest’anno proprio alla biodiversità degli infiniti organismi e microrganismi che abitano il suolo da milioni di anni e che da pochi decenni sono seriamente minacciati.

Sebbene il termine biodiversità fu coniato nel 1986 dall’entomologo E. O. Wilson (al primo Forum americano sulla Diversità biologica), a tutt’oggi, secondo un recente rapporto dell’Eurobarometro, solo il 38% degli europei conosce questo termine e solo il 28% conosce il termine ma non il significato. Un po’ poco, considerando che da allora sono passati più di vent’anni.

Ma vediamo cosa si intende esattamente con questo concetto: l’articolo 2 della Convenzione sulla diversità biologica (CBD, Convention on Biological Diversity) definisce così la biodiversità : 'la variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi inter alia gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici e i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie e tra le specie e la diversità degli ecosistemi'. Quindi, diversità fra gli ecosistemi, fra le specie e anche diversità del patrimonio genetico (razze e varietà di specie selvatiche e domestiche).

L’Italia è lo Stato europeo con maggiore ricchezza di biodiversità . Secondo i dati del Wwf, nel nostro Paese sono 55.600 le diverse specie per la fauna (8,6% endemiche), 6.711 le differenti specie di piante vascolari (con fusto e foglie) e 1.130 le specie biofite (i muschi), 20.931 le specie di funghi, 2.323 le specie di licheni, e 3.219 le specie di alghe d’acqua dolce e marine.

Ma l’Italia è anche uno dei Paesi europei a più forte rischio di degrado del territorio. Basti pensare che, secondo stime dell’Unione Europea, il 27% del territorio italiano è esposto a un grave rischio di erosione. Le regioni della Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna mostrano un processo di desertificazione già avanzato. Al rischio erosione si aggiunge infatti ciò che si può definire un vero e proprio processo di desertificazione, sia in ambiente agricolo, dovuto alla perdita di fertilità dei terreni, alla scomparsa di copertura vegetale, alla salinizzazione del suolo e all’esaurimento delle falde acquifere, sia in ambiente urbano. E i problemi relativi a quest’ultimo sono particolarmente delicati, perché in diretto rapporto con l’abbandono progressivo dei centri urbani storici – capaci tradizionalmente di una corretta gestione del paesaggio e delle risorse - a favore di un modello basato sulla cementificazione massiccia. Tematiche relativamente 'vecchie' nella storia del nostro Paese e ancora drammaticamente irrisolte.

Lo scenario si fa ancora più delicato, anche su scala mondiale, se si pensa che a questi problemi se ne sono aggiunti, negli ultimi decenni, altri: l’impatto sull’ambiente delle “specie aliene” e degli Organismi Geneticamente Modificati.