L’Università della Tuscia è impegnata da anni nella ricerca di nuove strategie di sviluppo sostenibile per l’agricoltura. Ci può parlare in particolare della sua esperienza somala?
'Fantastica e particolarmente impegnativa allo stesso tempo. Parliamo dello Stato ad oggi considerato il più pericoloso al mondo, data la perdurante instabilità politica e la conseguente lotta civile tra clan che si contendono nicchie di potere, che dura da oltre 20 anni. Al tempo stesso la Somalia è una nazione stupenda dal punto di vista naturalistico, storico, culturale e con notevoli potenzialità dal punto di vista delle produzioni agroalimentari. Il nostro progetto (Integrated Pest Management in Somalia), ad oggi ha visto la partecipazione e il coinvolgimento concreto di olte 200.000 agricoltori. Abbiamo organizzato numerosi corsi pratici di formazione agronomica, sviluppato e distribuito ai locali opuscoli semplici e pratici al tempo stesso in lingua locale e in inglese. Effettuiamo visite di campo settimanali su tutto il territorio per verificare un effettivo riscontro di quanto divulgato. La partecipazione, nonostante le oggettive difficoltà è totale. Donne, uomini, tutti desiderosi di apprendere e verificare insieme in campo i risultati. Produzioni agrarie quali agrumi, numerosi frutti tropicali, (mango, papaia, banana), ortive (pomodori, peperoni) sono colture che potrebbero, in un contesto politico stabile, determinare uno sviluppo economico sorprendente e al contempo favorire la lotta alla desertificazione, un’inversione di tendenza rispetto all’abbandono delle aree coltivabili, la salvaguardia della biodiversità, e innescare processi virtuosi in una società. Ma soprattutto per una terra, che chiede 'solo' di essere coltivata.
Unitamente agli aspetti tecnici, colpiti dalla ricchezza culturale del popolo somalo e in particolare dalla loro arte oratoria, abbiamo realizzato un volume “Somalia Field People” dove ho associato foto di vita quotidiana del popolo somalo legato all’agricoltura, a brani di loro poesie. Il tutto, in Italiano e in Inglese, ha quindi determinato una mostra fotografica arricchita di poesie somale che sto portando in giro per l’Italia già da 4 anni (Viterbo, Monza, Ferrara, Orvieto, Milano, Modena) che prende il nome del volume stesso ed il cui scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità preposte ad adoperarsi perché ci sia una reale svolta da un punto di vista politico e sociale allo scopo di risollevare la Somalia, tutt’ora fortemente legata all’Italia e permettere al suo popolo di poter programmare un futuro degno di questo termine. Il ricavato del volume viene inoltre reinvestito in progetti agronomici specifici in Somalia'.
Qual è a suo avviso la questione che rimane più disattesa e che sarebbe invece più urgente risolvere in particolare?
'Lavorare realmente a livello internazionale per determinare in Somalia una stabilità politica e, contestualmente, innescare attività progettuali mirate, in grado di coinvolgere i giovani locali'.
L’Italia è, secondo le stime dell’Unione Europea, uno dei Paesi Ue a più forte rischio di erosione. Secondo le stesse stime, il 27% del territorio italiano mostra un processo già avanzato di vera e propria desertificazione. Quali strategie si possono mettere in campo per fermarla?
'Metterei sullo stesso piano alcune priorità: 1- puntare alla formazione dei giovani e stimolarli al fine di coltivare le nostre terre e investire nelle produzioni dei prodotti agroalimentari che il mondo ci invidia; 2- combattere e punire severamente l’abusivismo edilizio in genere, e in particolare quello galoppante, che si riscontra nelle aree agricole e d’interesse naturalistico/paesaggistico, come in prossimità di tutti i litorali (mare, laghi, fiumi); 3- investire in ricerca al fine di mettere in atto processi virtuosi e soprattutto preventivi in grado di tutelare l’intero territorio italiano e non dover rincorrere disgrazie annunciate'.
Che consiglio darebbe a chi ha un orto o un giardino e inizia a sensibilizzarsi al problema della diversità biologica?
Di coltivare piante (da giardino, da orto) locali. Di farlo nei momenti stagionali opportuni senza pretendere di avere frutti o fiori fuori dal contesto naturale. Di impiegare sostanze naturali per la nutrizione e per la difesa del proprio giardino, del proprio orto. Di visitare vivai e orti botanici, e di consigliare di farlo anche agli amici. Tutto nasce per caso ma poi ci si appassiona… e questo è un bene'.