Lo Sferisterio di Macerata non è un palco nuovo per alcuni degli otto vincitori di questa XXI edizione di Musicultura. Ci sono già stati i romani Caraserena, targa Siae per la miglior musica nel 2005, che hanno all’attivo un disco, “Ricordarsi di annaffiare”, uscito due anni fa, e concerti anche in siti prestigiosi come l’Auditorium Parco della Musica a Roma e il Ravello Festival. C’è già stata Francesca Romana, premio per la migliore interpretazione nel 2007: anche lei ha già pubblicato un album, “Vermiglio”, e sta lavorando al secondo. Il disco d’esordio dei modenesi Humus, “Popular greggio”, invece, è stato nella cinquina finale delle Targhe Tenco 2009 nella categoria “Miglior opera prima”. Se il loro genere è il folk eterodosso - così lo definiscono - con contaminazioni etniche, pop e jazz, l’altro gruppo in gara, i Terrasonora, fa un folk contemporaneo, ispirato alla musica tradizionale campana. Antonio Nardi, che per il nuovo progetto ha scelto il nome di Canemorto, viene da esperienze di gruppi rock e ha alle spalle un ep pubblicato con la Universal. Il salentino Andrea Epifani, che nelle su canzoni, dall’intimismo al sociale, racconta se stesso e il mondo che lo circonda, ha collezionato riconoscimenti in varie manifestazioni e concorsi musicali. Nel curriculum di Alessandra Falconieri – entrata in una libreria per comprare un disco e uscita con una tromba – ci sono tanti live “per farsi le ossa” in locali e club, ma anche il jazz festival di Villa Celimontana a Roma. Viene da una famiglia di artisti la palermitana Serena Ganci che nelle sue canzoni mescola jazz e musica d’autore e due anni fa ricevuto il primo premio del Memorial Rosa Balistreri.
Uno di loro, domenica sera, sarà il vincitore assoluto di Musicultura 2010. A tutti abbiamo rivolto la domanda: in caso di vincita, cosa ci fareste con i 20.000 euro del premio?
“Ci comprerei tutte scarpe!” è la risposta scherzosa di Serena Ganci. “Certo –aggiunge - qualche sfizio me lo toglierei, ma li investirei soprattutto nella musica, per comprare strumenti, per la realizzazione del disco”. Anche per Alessandra Falconieri il disco è l’impegno economico principale, ma non solo: ”Ricompenserei i musicisti che hanno creduto e credono nel mio progetto. E un paio di scarpe ce le faccio uscire…”. Spese arretrate di gestione domestica per Francesca Romana: “E’ poco romantico, lo so. E poi, sistemati bolli e bollette, posso pensare con serenità al mo album, pagare tutti i musicisti”. “In un mondo perfetto li darei in beneficenza – dice Antonio Nardi (Canemorto) – ma, visto il mondo in cui i musicisti lavorano, la beneficenza dobbiamo farla a noi stessi e così quei soldi li investirei nella musica, comprando strumenti, attrezzature, quello che ci serve”. I fratelli Vanni e Filippo Trentalance dei Caraserena hanno un progetto preciso: “Versiamo subito l’anticipo per la gestione di un qualche locale a Roma dove fare esclusivamente musica originale”. Non ha dubbi Andrea Epifani: “Con ventimila euro posso vivere tranquillo per un po’, dedicandomi soltanto alla musica. Per mantenermi devo lavorare; e fare due cose contemporaneamente, lavorare e suonare, sottrae energia all’uno e all’altro. Ecco, così concentrerei tutta l’energia sulla musica e comprerei anche una chitarra nuova”. Gli Humus hanno una formazione variabile, anche di 10 e più elementi: “Dividere il premio tra tutti sarebbe poca cosa ciascuno – ammette Ugo Ferrari – Cercheremo invece, con quei soldi, di recuperare un po’ di spese e investire nel nostro progetto, per esempio per registrare un nuovo disco. Anche il primo lo abbiamo autoprodotto”. Risposta simile quella i Gennaro Esposito dei Terrasonora: “Le risorse scarseggiano sempre e il premio potremmo investirlo nel nuovo disco e nella sala prove, nella sala di registrazione”. R. B.