Wimbledon, una tradizione lunga 133 anni

Federer cerca il record, Nadal pronto alla sfida. Bandite le vuvuzelas federer_wimbledon_296

Wimbledon, una tradizione sull'erba lunga oltre un secolo: cominciano lunedì i Championships edizione numero 124, il terzo Slam della stagione del tennis.

Una storia che inizia nel 1877, quando 22 tennisti dilettanti si affrontano davanti a poche centinaia di spettatori. Primo vincitore: Spencer Gore. Bisognerà aspettare sette anni per il tabellone femminile, addirittura 28 per applaudire un vincitore non-britannico, la statunitense May Sutton (1905).

Un'altra epoca, un altro tennis. Sempre americana la prima tennista di colore a trionfare sui prati londinesi, Althea Gobson nel 1957.

Con l'arrivo del professionismo, nel 1968, Wimbledon entra in una nuova dimensione, più grande, ricca e internazionale. Se il montepremi per i campioni di quell'anno è pari a 2.000 sterline, nell'edizione 2010 i due vincitori dei tornei singolari incasseranno addirittura un milione. Nel frattempo le racchette di legno spariscono dall'All England Club - nel 1987 l'ultima -, due anni dopo il trionfo di Boris Becker che con la sua clamorosa vittoria frantuma tre record del torneo londinese: primo tedesco, più giovane di sempre con i suoi 17 anni e 227 giorni, primo non-classificato.

Quest'anno Roger Federer, detentore del titolo e già sei successi a Wimbledon, punta ad eguagliare il record di Pete Sampras. E chissà se la regina Elisabetta, attesa all'All England Club il 24 giugno dopo un'assenza lunga 33 anni, farà il tifo per lui. Di certo sono tutti per lo svizzero sia i tifosi inglesi, che pure amano lo spagnolo Rafa Nadal e si entusiasmano per l'idolo di casa Andy Murray, sia i 300 raccattapalle che nelle due settimane del torneo saranno impiegati sui 20 campi di quello che resta il più elegante ed esclusivo club di tennis al mondo. Ma se la sovrana farà capolino almeno per un giorno sulle tribune, in campo per la prima volta in 133 anni non ci saranno giocatori inglesi: due soli britannici, ma scozzesi: Murray, appunto, e Jamie Baker.

A Wimbledon, di sicuro, non ci saranno le 'vuvuzelas', messe letteralmente al bando: le temute e assordanti trombe che impazzano ai Mondiali di calcio in Sudafrica, non potranno neppure entrare nel tempio del tennis e non potranno essere il sottofondo sonoro del torneo più austero. ''Il nostro regolamento - fanno sapere dall'organizzazione - prevede numerosi divieti, incluse trombette, sonagli e appunto da quest'anno anche le vuvuzelas. Chiediamo a tutti gli spettatori di non portarle''.