Wimbledon 2010


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Quarti fatali per Federer

Dopo Parigi, altro flop. Sull'erba inglese era arrivato sempre in finale dal 2003 federer_296

Una finale a Wimbledon senza Roger Federer è come Wimbledon senza le fragole e l'edera rampicante. Il romantico paragone, opera del quotidiano inglese 'The Telegraph', fotografa la situazione quasi irreale che si vive all'All England Club, la Mecca del tennis. Perché il Re è morto, qualcuno sussurra da tempo, e in tanti cominciano a crederci. Perché mai, nemmeno nei momenti più difficili, Wimbledon aveva tradito Federer, capace di riprendersi sull'erba inglese dalle delusioni sul rosso del Roland Garros.

Sei successi in sette finali, disputate senza soluzione di continuità dal 2003. Unico passo falso quello del 2008, quando Rafael Nadal, per la prima volta, osò sconfiggere il Re. Un primo segnale di decadenza, per molti detrattori. Il 2009, gli infortuni di Nadal e il primo, agognato successo a Parigi erano riusciti ad allontanare le voci, i sospetti. E le Cassandre si erano zittite.

Il 2010 è cominciato con la vittoria agli Australian Open, sedicesimo Slam di una carriera straordinaria, perché nessuno ha vinto quanto lui. Poi il buio, complice un'infezione polmonare. Due finali perse a cavallo del Roland Garros, e nient'altro: sul rosso del Philippe Chatrier, l'eliminazione nei quarti di finale per mano di quel Robin Soderling che aveva ridicolizzato soltanto 12 mesi prima, in finale. Sarà stato anche lo Slam meno adatto alle caratteristiche del Re, ma era da sei anni che non falliva il traguardo delle semifinali in uno dei quattro tornei più importanti. Traguardo che, vedendolo giocare, è sembrato per anni scontato, come le sue vittorie. Invece, Thomas Berdych lo ha battuto in 4 set. E a molti questo ragazzo ceco, numero 13 del mondo, è sembrato quel bambino che urlava "il Re è nudo", mentre tutti intorno fingevano di non vedere.