Cassano sì, Balotelli forse, oriundi perché no. In ogni caso un'Italia ''di qualità, sempre''. L'era di Cesare Prandelli è cominciata con qualche sorriso di ottimismo, un po' di sperdimento nel mare azzurro in tempesta e un messaggio chiaro: ''Farò le mie convocazioni in base alla meritocrazia, perché la qualità è quella che conta, sempre: poi ci vuole dignità nei comportamenti e rispetto dei ruoli''.
Si riparte dunque da Cassano subito e Balotelli a breve, e da quei veterani che ancora se la sentono, come ''Buffon cui mi auguro di dare la fascia di capitano ai prossimi Europei'' o De Rossi e Pirlo, giocatori ''di esperienza e di qualità''. Obiettivo immediato, ''qualificarci a Euro 2012 e lì portare una nazionale con un'identità e un suo progetto''.
Sostiene, Prandelli, di non aver mai pensato alla panchina della nazionale fino alla chiamata di Abete e nonostante il tam tam insistente sul suo nome. E nel giorno della presentazione all'Olimpico il nuovo ct ha un piccolo cedimento, quando si dice convinto di esser stato chiamato ''perché altri colleghi più bravi di me erano già accasati, e io ero l'unico disponibile'', a sottolineare con il lapsus in viola come l'impegno sia piu' grande di lui. Era stato chiamato per costruire una nazionale di giovani, ora si ritrova a dover ricostruire e basta.
Con tutto il suo staff al seguito, un contratto quadriennale, e l'obbligo di non fallire l'obiettivo intermedio di Euro 2012. ''Non baratto la costruzione di una buona nazionale ai Mondiali in Brasile con la qualificazione europea - puntualizza -. Voglio una nazionale con una sua identità di gioco già da Euro 2012. Di tempo ce ne è poco, ma non tutto è da buttare: il calcio italiano ha qualità e Lippi mi lascia una nazionale con grande spirito e attaccamento alla maglia. Ripartiamo dall'orgoglio'', dice provando a ribaltare in positivo ''tutto il negativo del Mondiale: vogliamo dimostrare che è stata una parentesi, il posto che compete all'Italia è tra le prime quattro del mondo''.
Non ha ricette magiche né moduli predefiniti, piuttosto cercherà di ''impiegare i giocatori nei loro ruoli naturali, per tirare fuori il meglio''; e questa appare l'unica presa di distanza dall'Italia vista in Sudafrica, perché il suo modello di ct è Bearzot. A marcare la differenza sarà però l'obbligo di guardare oltre.
''Totti? Se mi trovassi a richiamare per la partita della vita un giocatore di classe, vorrebbe dire che ho sbagliato tutto - taglia corto - Degli oriundi dico: se giocano molto bene e hanno il passaporto, perché no...Quanto a Cassano e Balotelli, la qualità può sempre coesistere, basta trovare l'equilibrio che ogni allenatore cerca - assicura Prandelli - Penso già alle convocazioni per l'amichevole del 10 agosto e per le qualificazioni di settembre, ma nomi non intendo farne. Cassano è cresciuto da quando l'ho incrociato alla Roma, ora è maturo e sereno: deve ringraziare Carolina, sono le persone che hai accanto nella vita, specialmente le donne, che ti danno il giusto senso delle cose. Balotelli invece non lo conosco, dico solo che i ragazzi giovani spesso hanno paura di crescere e dei loro sentimenti: viva in modo sereno la professione che fa, la più bella del mondo''.
Ai due chiederà rispetto: ''Se trasmetti il concetto a chi ha solo grandi qualità tecniche lo porti dalla tua parte. Col rispetto, ottieni dalle persone più di quello che hanno dentro''. Intanto, il 10 agosto a Londra con la Costa d'Avorio proverà a fare una nazionale ''che abbia un senso, magari chiamando come difensori centrali giocatori abituati a giocare insieme nel club. Visto al Mondiale le squadre che impostano il gioco a partire dai difensori?''.
La prossima settimana incontrerà Lippi, che ha sentito al telefono prima e dopo Sudafrica 2010, poi comincerà a girare per amichevoli a vedere le prime uscite delle squadre. ''Ai club - l'appello del nuovo ct - chiedo di investire sui giovani. Vengo dal settore giovanile dell'Atalanta, so che la qualità c'è. Ma i tecnici devono pensare a far crescere i ragazzi, più che alle loro carriere''.
Quanto agli stages, sono un auspicio ma di difficile realizzazione. Per rafforzare il Club Italia e trovare porte aperte con le società, bisognerà aspettare le nuove nomine. ''La prima cosa sarà fare squadra fuori dal rettangolo di gioco'', lo slogan dell'ottimista Prandelli.