America 2008, opinioni a confronto

di
Rodolfo Fellini Mai come stavolta il voto americano ha catalizzato l'attenzione nel mondo. Fin dalle primarie, la campagna elettorale è stata seguita con crescente passione in tutti i continenti, a ogni latitudine.
Televideo ha discusso
con tre osservatori privilegiati alcuni punti salienti del dibattito che si è sviluppato negli ultimi mesi, nell'imminenza del voto.
Gli intervistati sono
Gail Collins, editorialista del "New York Times", di dichiarata fede democratica;
Jeff Jacoby, opinionista di tendenze conservatrici del "Boston Globe" e, come voce italiana dagli States,
Gerardo Greco, corrispondente della Rai.
Quanto sono attendibili i sondaggi?"Nessuno può stabilire la reale credibilità dei sondaggi elettorali, anche perché ogni istituto si serve di un proprio metodo per stabilire gli esiti delle sue indagini".
Gail Collins solleva il problema dell'eccesso di fiducia accreditato a Obama. "Per mesi si è parlato della possibilità che molti intervistati si dichiarino favorevoli al candidato democratico per non apparire razzisti. Lo staff di Obama esclude tuttavia che questa dinamica possa sovvertire i pronostici, poiché già alle primarie il senatore afro-americano ha conquistato più voti di quanti gli assegnavano i sondaggi".
"George W. Bush è stato molto abile a conquistare il voto dei latinoamericani sia come governatore del Texas sia come presidente. Una delle grandi domande di questa campagna è stata: gli ispanici sosterranno ancora i repubblicani?" si chiede
Jeff Jacoby. L'editorialista del "Globe" non ha dubbi: "I cubani del sud della Florida appoggeranno McCain, il quale ha promesso che manterrà la stessa politica nei confronti dell'isola. Altrove, la comunità latinoamericana sembrerebbe orientata a schierarsi con Obama. Il problema è: fino a che punto lo faranno? Nessuno può dirlo".
"McCain rappresenta l'idea del 'Maverick', del cavallo pazzo che quando saltano le marcature riesce a sorprendere", spiega
Gerardo Greco. "Prima delle primarie, a un certo punto prese aerei di linea, in classe economica perché non aveva più un centesimo: come dice lui stesso, è una vita che corre da perdente". "La tendenza negli ultimi due mesi è stata però a favore di Obama. Se McCain dovesse vincere, bisognerà rifondare tutti gli istituti di ricerca e soprattutto cacciare tutti i direttori da tutti i giornali americani".
Tante promesse poco attendibili "Le promesse dei candidati non sono assolutamente sostenibili",dice
Jacoby. "Con un deficit di oltre 10mila miliardi di dollari, il bilancio dello Stato non consente margini di manovra, per non parlare della crisi finanziaria internazionale, che ha ulteriormente aggravato la situazione". "I democratici però sembrano non curarsene. Se eletto, Obama aumenterà ancora la spesa pubblica, ma non riuscirà a riformare il sistema sanitario. Al programma governativo da lui proposto, preferirei un sistema che garantisca al singolo piena libertà di scelta della copertura assicurativa sanitaria".
"Economia, politica estera, cambiamenti climatici, sanità: questo l'ordine delle priorità per l'elettore americano", osserva
Gerardo Greco. "La crisi economica, però, divora tutto: dalla riforma sanitaria alle politiche ambientaliste se non saranno economicamente convenienti". "Da un mese, McCain e Obama dicono che non tutto ciò che propongono sarà realizzabile. 'Allacciamoci le cinture', dice Obama; 'Congelerò tutto', risponde McCain. Il deficit americano nel 2008 è del 3,2% del Pil, e nel 2009 dovrebbe raddoppiare. C'è aria di recessione e c'è una guerra aperta".
Obama e la sfida dei gas serra"Se sarà eletto, certamente Obama farà del suo meglio per ridurre le emissioni di gas serra", sostiene Gail Collins. "La maggioranza delle persone ritiene però che il suo obiettivo (-80% entro il 2050) sia troppo ambizioso". "Il problema può essere affrontato in due modi diversi: imponendo tasse che spingano i cittadini a cambiare abitudini dannose per l'ambiente, oppure investendo a sostegno delle aziende che sviluppano tecnologie eco-compatibili. Penso che sarà molto più facile, per Obama, attuare quest'ultima strategia".