Quaranta anni di carriera


Stampa

ZZ Top, gli ‘urban cowboy’ del rock

Il trio texano in Italia per tre concerti zz_top_296

di Maurizio Iorio

Di leggende viventi gli annali del rock sono decisamente pieni (per fortuna). Anzi, c’è un certo qual sovraffollamento, visto che i rocker sono come i politici, non vanno mai in pensione, anche quando diventano macchiette, o caricature di se stessi.

E se la durata nel tempo è l’indicatore principe dello spessore dell’opera d’arte, bisogna ammettere che il trio texano degli ZZ Top, sugli scudi da 40 anni, i galloni per un posto d’onore nell’enciclopedia del rock se l’è guadagnati a forza di sangue, sudore e lacrime, tanto per usare un’espressione un po’ abusata. Quarant’anni di carriera sono comunque un bel record che, in questo caso, coincidono anche con la produzione costante di buona musica.

Eccessivo parlare di opere d’arte, ma quella dei tre texani sia buona musica è fuori discussione. Billy Gibbons, Dusty Hill e Frank Beard, 180 anni in 3, sono famosi per il loro look da riders: giubbotto di pelle, cappello Stetson d’ordinanza, Ray-ban da sole, e lunghe barbe da monaci. Aspetto rude, di cui vanno fieri, apprezzatissimo dal loro pubblico, soprattutto dalla componente femminile.

Quando la Gillette gli offrì un milione di dollari per tagliarsi le barbe con i suoi rasoi, i tre declinarono sdegnosamente l’offerta orgogliosi del loro look e del loro scarso interesse per il mondo scintillante dello show-biz. Gli ZZ Top arrivano in Italia per tre concerti. L’onore dell’apertura del mini-tour tocca a Roma, il 12 luglio all’Ippodromo delle Capannelle.

Poi il 14 a Piazzola sul Brenta (Pd) ed il 15 a Vigevano. Gli ZZ Top, come i Cream, Jimi Hendrix o i Motorhead degli inizi, sono il trio essenziale del rock: chitarra, basso e batteria. A guidare la mano del virtuoso chitarrista Billy Gibbons c’è il fuoco sacro del blues, non a caso il loro nume tutelare è B.B. King, tanto che Z.Z. Top è una rielaborazione (un po’ criptica, per la verità) proprio del nome del gran maestro.

E se il blues costituisce l’ossatura della loro musica, robuste iniezioni di boogie sudista, di hard-rock e di sana psichedelia ne definiscono i contorni. Non tutta la loro produzione discografica è stata coerente ed innovativa. A volte lo stile da “urban cowboy” ha toccato punte di vero narcisismo, ma la ferocia di brani come “Gimme all your lovin”, “Legs” e “Got me under pressure” fa sempre breccia in un pubblico che adora il loro sound da “rudi campagnoli”, tanto che in Texas la loro fama ha raggiunto punte stratosferiche, e tutti gli album si sono guadagnati almeno il disco d’oro.

Dusty Hill ha detto che “se una band è davvero grande la senti dal vivo, e non tutte le band di successo suonano bene come sembrerebbe ascoltando i loro dischi”. Innegabile verità, anche se scontata. Come è vero che dal vivo gli ZZ Top dal vivo sono energia bruta, boogie trascinante, e potente impatto sonoro. Il sangue è metaforico, ma di sudore e lacrime se ne versano un bel po’.