Luglio, il tempo della haute couture

Si chiudono le sfilate di alta moda a Parigi, si aprono quelle di Roma y

di Rita Piccolini

Si chiudono le sfilate di alta moda a Parigi, si aprono quelle di Roma, dal 10 al 14 luglio. In un’atmosfera magica alcuni grandi della moda nel mondo hanno presentato le collezioni di moda femminile per l’autunno inverno 2010-2011 nella “ville lumière”. Ora tocca a Roma. In magnifici palazzi dell’antica nobiltà e in complessi monumentali sfileranno altri grandi, puntando al ritorno degli artisti della “haute couture” che hanno preferito la capitale d’oltralpe, e rinnovando l’antica grandezza della tradizione sartoriale italiana.

Parigi dunque. I nomi degli stilisti che hanno presentato le loro collezioni più esclusive sono di quelli che fanno sognare. John Galliano per Christian Dior, Alexis Mabille, Giorgio Armani, Riccardo Tisci per Givenchy , che ha presentato pochi capi per collezione e solo per appuntamento, Karl Lagerfeld per Chanel, Jean Paul Gaultier, solo per citarne alcuni.

Giorgio Armani Privé. Sfila nell’Espace Vendôme, nell’omonima piazza che è “l’ombelico del mondo” della moda e il cui solo nome già evoca eleganza, raffinatezza, gusto. Le modelle , tutte rigidamente bionde, pelle diafana, algide e misteriose, incedono con passo regale e i loro colori si armonizzano alla perfezione con le sfumature dell’ambra su cui si gioca l’intera collezione, sia quando propone elegantissimi tailleur pantaloni, o abiti ricamati con paillettes per la sera. E’ il marrone, in tutte le sfumature, dal beige al bronzo scuro che domina, linee geometriche e rigorose e un minimalismo che ha sempre accompagnato il grande stilista italiano.

 

Anche Tisci per Givenchy ha scelto un hotel che si affaccia su questa piazza, e ha presentato per pochi intimi e fortunati abiti con applicazioni e pizzi, decorati con piccoli teschi e cuoricini ex voto e trasparenze con ricami “effetto scheletro”. Chanel al Grand Palais. Inconsueta la scenografia caratterizzata da una gigantesca perla bianca con l’effige di un leone. E’ l’omaggio astrologico di Lagerfeld alla mitica Mademoiselle Coco e al suo segno zodiacale. Anche qui domina un certo minimalismo delle forme e dei dettagli. I colori: beige, grigio bordeaux, nero, più qualche punta di rosso e di blu. Le proporzioni del tailleur cambiano; la giacca è più corta, a volte quasi un bolero, la gonna si allunga fino a metà polpaccio, spesso è a ruota. Torna lo stivale morbido, che scivola alla caviglia, usato sia per il giorno che per la sera. In controtendenza Dior al museo Rodin. John Galliano dà libero sfogo alla fantasia dedicando l’intera collezione ai fiori, che caratterizzano anche l’intera scenografia. Tulipani arancioni e rossi, carnosi e carnali, che ricordano le piante carnivore. Le modelle sfilano con abiti variopinti, i colori forti, gli orli asimmetrici a evocare corolle. Ai piedi sandali con lacci e lacciuoli (forse radici?) e in testa a sbalordire, se l’intento dello stilista era questo ci riesce perfettamente, copricapo realizzati con il cellophane, nastri e coccarde, proprio come quelli usati dai fiorai per ornare, all’acquisto, i mazzi di fiori. C’è ovviamente ironia in tutto questo, e anche il paradosso, che a volte caratterizza l’haute couture. Donne insomma come enormi gigli, rose e lillà e tutti i colori brillanti che la natura mette a disposizione per le più svariate inflorescenze.

 

E ancora, la “femme fatale” di Jean Paul Gaultier. Le modelle indossano cappelli altissimi, che le rendono simili a caramelle. Anche le acconciature, molto elaborate, si sviluppano in verticale. Gli abiti sono sinuosi, a sirena, i colori brillanti: rosso, viola, nero e oro. Tanta seta, tanto chiffon, tanta pelle morbidissima. Si vede anche qualche guêpiére, e subito la donna- diva si ammanta di un fascino antico e un po’ demodé. (A proposito, sembra che questo indumento sarà rilanciato il prossimo inverno da alcuni brand dell’intimo femminile, forse più pensando agli uomini che alle donne moderne!).

A chiudere le sfilate parigine, la romantica donna di Valentino Haute Couture per il prossimo inverno. “Una donna che ha il culto dell’unicità, dell’ anti-omologazione e, ovviamente la possibilità di spendere” dicono Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, i due direttori creativi della maison, nel quartier generale di Place Vendôme. Gli abiti sono cortissimi, le ruches montate a mano sui manichini. I colori spaziano dal bianco all’avorio, dal nero, al verde, al rosa polvere. Dietro la perfezione di ogni creazione, le 40 sarte dell’atelier di piazza Mignanelli a Roma .”Vere e proprie artiste” dicono di loro i due stilisti.

Già Roma. Grandi artigiani, grandi stilisti, grandi creativi, grandi atelier. Gli ingredienti per rendere la città eterna “caput mundi” anche dell’alta moda ci sono tutti, anche se gli addetti ai lavori non nascondono che mancano iniziative per il suo rilancio a livello internazionale. Che fare? Silvia Venturini Fendi, direttore artistico del marchio, eletta lo scorso marzo presidente di AltaRoma, ha subito dichiarato di voler operare per un rilancio della manifestazione di haute couture e per sostenere il prezioso artigianato che va inesorabilmente scomparendo. Il suo primo obiettivo è quello di far conoscere a fondo la realtà della moda e dell’alta sartoria romana, realizzando una mappatura degli artigiani con una pubblicazione che si rinnoverà ogni anno. Ma il glamour e la magia delle sfilate va mantenuto. “ Non penso ai grandi numeri- ha dichiarato recentemente la Fendi, ma proprio a quelle produzioni fatte a mano con pezzi a tiratura limitata…” Lo “slow fashion” insomma, con ritmi più lenti legati allo stile, alle rifiniture, per uscire dall’omologazione a vantaggio di capi unici e personalizzati.

 

Ma ora è tempo di sfilare, di prendere il testimone da Parigi. In pre-apertura, il 9 luglio, l’inaugurazione al Tempio di Adriano della mostra dedicata a Roberto Capucci. Poi il concorso di “scouting” “Who is on Next” per l’individuazione di 10 giovani creativi, tra prêt à porter e accessori, a cui aprire atelier e studi di noti artisti romani. E’ stata presa anche in esame la possibilità di una trasmissione televisiva, ricordate “Donna sotto le stelle”? In molti auspicano che questa iniziativa possa riprendere, con grandi ospiti, per il rilanciare il “made in Italy” nel mondo. Ora però bisogna fare i conti con le risorse esistenti e dare vigore alle realtà creative del territorio. Maggiore attenzione e volontà da parte delle istituzioni e un progetto di risorgimento della moda nella nostra città, vengono sollecitati anche da Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni, ex presidente di AtaRoma dal 2002 al 2007, che alla vigilia della manifestazione lancia l’allarme sulla mancanza di sponsor e sulla necessità di creare eventi di grande richiamo per attirare una platea che abbia respiro internazionale.