Ha contagiato scuole e sale da ballo, locali estivi e festival musicali ed ora è sceso anche in strada. Il tango, 'la danza galeotta' made in Argentina, spopola nell'estate romana, fuori dai circuiti ufficiali del divertimento, nei luoghi e negli orari più inaspettati. Si balla ovunque, gratis o a pagamento, a coppie fisse o sciolte, di giorno, ma soprattutto la notte.
Bastano un paio di casse che diffondono la musica, il suono di un bandoneon ed ecco che centinaia di persone scendono in pista e ci restano fino a tardi. Accade a Piazza Augusto Imperatore, in via Regina Margherita, sul Tevere fino al Pigneto e in tantissime altre milonghe spontanee che ogni sera appaiono e scompaiono. Non ci sono comunicazioni ufficiali. Chi è stato stregato sa perfettamente dove andare. Si usa il passa parola o ci si iscrive a qualche forum a tema. E poi si va.
L'appuntamento fisso per centinaia di appassionati è il lunedì sera sotto i portici di Piazza Augusto Imperatore. Qui la musica parte alle 22.30 e dà inizio alle danze, gratuite, che proseguono fino a notte fonda. Gli amplificatori, che funzionano a pile, trasmettono tango in tutte le salse: dal classico al salon, dal nuevo al milonguero, dall'elettro-tango fino agli sperimentalismi del 'criminal-tango' e del 'fight-tango'. I ballerini, professionisti o apprendisti, si incontrano e passano ore volteggiando sui marciapiedi, sulle note di Astor Piazzolla e lo sfondo di qualche saracinesca abbassata.
''Questa milonga? E' nata per caso - racconta Cesare Magrini, maestro di tango e 'padre' dei Portici - quando i gestori della nostra sala da ballo ci dissero che non c'era più spazio per noi. Allora decidemmo di ballare per strada e venimmo a Piazza Augusto Imperatore. All'inizio non eravamo molti, ma col tempo la voce si è sparsa e ora viene tantissima gente''. Talmente tanta che nel clou delle serate, verso mezzanotte, la pista non riesce a contenere la folla e alcuni ballerini sono costretti a fermarsi per qualche giro.
Studenti, pensionati, novelli sposi o single alla ricerca dell'anima gemella: ad animare le notti tanguere sono persone di tutte le età e le estrazioni sociali. Perfetti sconosciuti ai quali basta uno sguardo per intendersi, invitarsi e conquistare un'intimità' inspiegabile se non con la filosofia del tango. Che impone di concedersi e lasciarsi trasportare.
''Ballo da pochissimo tempo - dice Eleonora, 40 anni - Ho iniziato per caso, con un'amica, poi mi sono appassionata e ho cominciato a prendere lezioni. Ora penso che non smetterò mai più''. Le fa eco Filippo, avvocato di 55 anni, in tono ironico: ''Quando ti prende la febbre del tango può diventare un problema perché, poi, davvero non puoi più farne a meno. Io pratico da 30 anni ormai e se resto anche solo una settimana senza ballare mi sento male. Senza contare che almeno una volta all'anno vado in Argentina a seguire stage''. ''E' un modo per uscire da questo mondo di blocchi e convenzioni - aggiunge Clara, studentessa fuorisede - Anche se solo per qualche ora e nello spazio di una danza riscopri un contatto con gli altri molto difficile da raggiungere in altre situazioni''.