di Rita Piccolini
“Le arti figurative giapponesi. I loro diversi volumi. La grazia degli equilibri dei kimono mi hanno letteralmente rapita e sono stata fortemente affascinata dalla grazia delle dame aristocratiche dipinte da Hosoma Eishie e da Utamaro Kitagawa, dai costumi del periodo Edo, dalla creatività dal mescolare i tessuti e dall’incedere meditativo”.
A parlare è Raffaella Curiel, che presenta in S .Spirito in Sassia la collezione per l’autunno – inverno 2010-2011. Il primo colpo d’occhio è suggestivo. La modella ha un abito variopinto dì ispirazione giapponese e l’acconciatura è quella delle geishe, con un lungo spillone a sostenere la chioma, proprio come quelle che si vedono dipinte nelle antiche stampe.
La stessa grazia nell’incedere e nell’indossare abiti portabili anche per le strade delle nostre città. Vengono proposti infatti anche tailleur, giacche morbide su gonne strette al ginocchio, scarpe a più colori vivaci con il mezzo tacco. C’è tanto rosso, ma anche fucsia, abbinati ai tranquilli marroni o ai grigi. Quelli che possono sembrare abiti adatti a una signora bon ton, sono ravvivati dai colori a contrasto. Il marrone con il turchese, c’è anche un bel cappotto corto interamante di questo colore, il grigio con il rosso, o il viola, o con entrambi. Le giacche hanno giochi di stoffe diverse tra loro e ricamate su tartans, principe di Galles o tweed. Poi il nero, più elegante, da indossare sempre con scarpe colorate, e fantastiche stampe multicolori in cui si intrecciano alberi in fiore, esili canneti, composizioni di nubi, vulcani stampati su morbide lane cashmire, pashmine e tessuti doubleface per il giorno, o broccati, velluti e mousselines per la sera. Alcuni ricami ricordano le lacche delle scatole Inro. Abiti da sera neri la cui vita è spesso segnata da obi (fasce rigide a cintura) che fanno sbocciare gonne multistrati a forma di petali di fior di loto.
Così come per Gattinoni, ospiti d’eccezione nel parterre. Ci sono la signora Clio Napolitano, che la sera prima a Palazzo Pallavicini aveva dichiarato che “la moda è un bene per l’Italia, fa bene al lavoro e fa bene alle donne”, la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, il presidente della provincia Nicola Zingaretti, e personaggi del mondo dello spettacolo.
La sposa, tradizionalmente, chiude la sfilata. E’ bella, fasciata in un abito lungo interamente ricamato color ecru, e non è una modella, ma una crocerossina, affiancata dalle sue colleghe eleganti nella loro tradizionale divisa disegnata nel 1908. La signora non era passata inosservata per la sua avvenenza durante la parata del 2 giugno. Sembra che il presidente del Consiglio abbia fatto un gesto di apprezzamento al suo passaggio.
Far sfilare le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana è l’omaggio della stilista al Corpo, che sostiene con la sua attività. Alla fine è la stessa Raffaella Curiel a donare il bouquet alla signora Clio.Poi è la volta di un grande della moda internazionale, lo stilista libanese Abed Mahfouz. Gli abiti sfilano secondo il colore, prima tutti quelli beige con intarsi dorati, poi i celesti con intarsi argentati, e quelli verdi tiepido, o verde sottobosco decorati in marrone e paillettes e pietre color bronzo. Alcuni sono corti, quasi tutti lunghissimi e riportano a una dimensione fiabesca.
Il lusso è “spericolato”, si respira nell’aria. Le modelle in rosso abbagliano. Sfilano eteree, algide e sembrano sollevate da terra. Sono altissime, le scarpe sono veri e propri trampoli, qualcuna inciampa nella lunga veste che fluttua leggera nell’aria. C’è persino un accenno di strascico. Mussola e organza si susseguono in passerella con effetti scintillanti e luminosi. Le mannequin hanno tutte la stessa acconciatura: capelli tirati in alto a formare due ali. Sembrano meravigliose figure sovrannaturali. Solo una ha sul lungo collo diafano un piccolo tatuaggio, a ricordarci che in fondo è solo una ragazza.
Tocco finale: l’abito da sposa. E’ sontuoso, beige, brilla di paillettes dorate, ha un lungo strascico e un velo luminoso. E’ così che sono le principesse nell’ immaginazione collettiva. Femminilità, raffinatezza, fantasie floreali, geometrie e forme che evocano le immagini di un giardino d’inverno.
Nella prima collezione Haute Couture di Giada Curti si respira l’aria romantica e nostalgica del tardo autunno. I tessuti preziosi: pizzi francesi, tulle ricamati, seta, georgette e chiffon. I colori dai toni delicati del glicine, lavanda e cipria, oltre agli immancabili bianco e nero. Sofisticata, sinuosa, seducente e glamour. Sono i quattro aggettivi che Renato Balestra usa per definire la sua collezione. La silhouette degli abiti è sinuosa, sottolineata da diagonali avvolgenti, con effetto di eliche ottenuto con tagli obliqui.
Lo stilista celebra se stesso proponendo t-shirt con il suo ritratto realizzato con swarovski blu, da indossare sotto giacche dal taglio maschile. Poi soprabiti in raso coloratissimi completati da abitini sottoveste in chiffon ricamato sempre di swarovski con effetto merletto.
C’è ne è anche per gli uomini nella collezione di Balestra. Impermeabili in raso nero foderati nei colori delle camicie di seta: rossi o verdi.