Università, l'appello dei Presidi della Sapienza


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'La finanziaria mette in ginocchio istruzione e ricerca'

Il documento dei presidi di Facoltà dell'Università romana sui tagli previsti dalla manovra c

Mobilitazione contro la riforma universitaria. Dall'11 luglio, all'Università La Sapienza di Roma gli esami vengono fatti di notte. E a pochi giorni dall'approdo in Senato del ddl per la riorganizzazione degli Atenei voluta dal ministro Gelmini, i presidi delle Facoltà dell'ateneo romano firmano un appello contro una "finanziaria che mette in ginocchio istruzione e ricerca".

 

La riforma prevede, oltre a una riduzione dei fondi statali, assegnati peraltro in base al grado di efficienza di ogni singolo ateneo, un turn-over non più automatico dei docenti che lasciano l'insegnamento. Ogni tre anni, inoltre, i docenti dovranno presentare una relazione sull'attività svolta. E se il risultato non sarà ritenuto soddisfacente dall'organo di amministrazione dell'università, scatterà il blocco degli scatti di stipendio (e le risorse risparmiate andranno ai docenti più meritevoli). Quanto ai ricercatori, potranno avere al massimo due contratti triennali, dopodiché saranno valutati e solo chi supererà questo passaggio potrà entrare nel ruolo degli insegnanti accademici.


Secondo i presidi di Facoltà della Sapienza, "le pesanti misure del dispositivo finanziario, destinate a trovare attuazione entro un quadro normativo già restrittivo sul piano dei finanziamenti, pongono in discussione la stessa sopravvivenza dell’Università pubblica. La manovra riduce le risorse destinate all’Università, e quindi alla ricerca e alla formazione, fondamentali per lo sviluppo del Paese. Inoltre, la giustificata protesta dei ricercatori universitari, che nella grande maggioranza non hanno dato la loro disponibilità a sostenere incarichi didattici, priva le Facoltà di un contributo essenziale per lo svolgimento dei corsi. In queste difficili condizioni, i Presidi della Sapienza dichiarano che non è possibile sostenere l’offerta formativa prevista per il prossimo anno accademico 2010-11, con grave danno per gli studenti, per le loro famiglie e per il Paese tutto. Prevedono che nei prossimi anni verranno soppressi numerosi corsi di studio e saranno fortemente ridotte le possibilità di accesso all’Università pubblica".

"I Presidi- continua l'appello- concordano nel manifestare la loro preoccupazione per la gravissima crisi in cui si dibatte il nostro sistema universitario e sono convinti che siano necessarie razionalizzazioni e innovazioni anche radicali, in particolare per quanto riguarda la valutazione della ricerca e della didattica. Denunciano il pericolo che il nuovo modello di Università, che deriva da una drastica riduzione delle risorse, precluderà a larga parte delle nuove generazioni l’accesso all’istruzione universitaria. Così si arriverà anche alla chiusura di uffici, biblioteche e laboratori per carenza di personale tecnico-amministrativo".

"Per scongiurare queste conseguenze e avviare un rinnovamento dell’Università- conclude il documento- i Presidi delle Facoltà della Sapienza ritengono indispensabile:
1. che venga eliminato il taglio di 1.3 miliardi di euro al FFO;
2. che vengano riattivate le procedure di reclutamento per garantire il ricambio del corpo docente;
3. che nel DDL 1905 sia definito lo stato giuridico dei ricercatori a tempo indeterminato, con il riconoscimento giuridico ed economico della funzione docente;
4. che, come previsto per altre categorie del pubblico impiego, dopo il triennio 2011-13 sia possibile recuperare, anche prevedendo meccanismi di valutazione, la perdita derivante dal blocco degli scatti, che penalizza particolarmente i più giovani.