Ambiente


Stampa

L'altra marea nera

In Cina venerdì della scorsa settimana due esplosioni hanno squarciato due oleodotti. 1500 i chilometri quadrati a rischio. Si cerca di contenere l'onda nera che ora minaccia le acque internazionali b

Le autorità cinesi hanno riaperto il porto di Dalian, inquinato dalla fuoriuscita di alcune tonnellate di petrolio da due oledotti, e ora stanno cercando di contenere l'"onda nera" prima che raggiunga le acque internazionali. Lo afferma l'agenzia Nuova Cina.

La stampa di Hong Kong sostiene che ieri si è avuta la prima vittima della lotta contro l'onda nera, un giovane pompiere affogato mentre cercava di rimettere in funzione una pompa sottomarina che era stata danneggiata.

L'incidente si è verificato venerdì scorso, quando due esplosioni (le cui cause non sono ancora state individuate) hanno squarciato gli oleodotti. Le autorità locali hanno impiegato 24 navi specializzate e 800 pescherecci sui quali erano stati montati degli "skimmer" (apparecchiature per separare l'acqua dal petrolio) per la pulizia della chiazza, che copre 52 chilometri quadrati di mare. La zona ritenuta a rischio è molto più vasta, di circa 1.500 chilometri quadrati secondo Nuova Cina, e lambisce il limite delle acque internazionali.

"La nostra priorità è quella di recuperare entro cinque giorni la massima quantità possibile di petrolio riducendo le probabilità che vengano contaminate le acque internazionali", ha dichiarato un funzionario locale.

Il porto di Dalian, sulla costa nordorientale della Cina, è il terzo per importanza del paese e gestisce un grosso volume di traffico tra la Cina ed i paesi produttori di petrolio del Medio oriente. Secondo il National Business Daily di Shanghai, i depositi di petrolio gestiti dalla Petrochina e dal porto di Dalian erano da tempo considerati a rischio, a causa della scarsa ventilazione e dell'alta quantità di zolfo contenuta nel petrolio importato dall'Arabia Saudita.