Priviero, quel rock sanguigno e 'stradaiolo'

Con il Premio Lunezia 2010, a Massimo Priviero è arrivato un riconoscimento che potremmo accompagnare con un 'meglio tardi che mai'. Considerato all'esordio il futuro del rock italiano, è rimasto uno dei musicisti più sottovalutati d

di Maurizio Iorio

 

“Meglio tardi che mai”, sarebbe il commento adeguato da fare sul premio Lunezia assegnato quest’anno a Massimo Priviero, sezione “rock d’autore”. Critica non rivolta agli organizzatori, ovviamente, che vanno sempre a pescare quanto di buono offre il mercato musicale nazionale, ma ai media e alle case discografiche, che di Priviero non hanno mai fatto né parola, tanto meno l’hanno considerato una priorità, anche se parecchi anni fa, all’esordio, il giovane rocker di Iesolo venne presentato come “il futuro del rock italiano”, parafrasando la famosa frase con la quale Jon Landau annunciò al mondo l’avvento di Springsteen.

Priviero è uno dei musicisti più sottovalutati d’Italia, secondo solo a Massimo Bubola (entrambi del nord-est, che coincidenza). Da anni porta in giro il suo rock sanguigno e stradaiolo, springsteeniano nelle sonorità e veneto-padano nelle tematiche, che spesso affondano le proprie radici nella storia di una terra che conosce la durezza della guerra e del lavoro, da sempre frontiera e luogo di passaggio, crocevia di popoli e linea Maginot del paese. Priviero, che da poco ha festeggiato i vent’anni di carriera, ha ricevuto il Lunezia 2010, che premia il valore letterario del testo, per la canzone “Lettera al figlio”, contenuta nell’ultimo album “Rolling live” , un commovente testamento spirituale di un padre che invita il figlio a non perdere mai la propria dignità. E proprio il nuovo album, pubblicato un paio di mesi fa, contenente anche un dvd, riesce a bene a disegnare la cifra artistica di un rocker la cui dimensione live è quella nella quale riesce ad esprimersi al meglio.

Canzoni solide, d’impianto “mainstream”, con aperture e sonorità che evidenziano appieno la formazione springsteeniana, e testi che urlano al mondo la voglia di “resistere, resistere, resistere”. “Nessuna resa mai” è una delle sue canzoni più belle, ed anche il suo manifesto. Ma anche “Grande mare”, “Fragole a Milano”, “Nikolajevka”, la bellissima cover di “Ciao Bella ciao” di Luigi Tenco, la dylaniana “Mr. Tambourine man” , sono dei gioielli che impreziosiscono questo bel lavoro di Priviero, che dovrebbe condividere la leadership del rock italiano con Vasco Rossi e Ligabue. Con il quale, peraltro, condivide una affinità di voce decisamente inquietante.