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I danni di oggi e di domani per i giovanissimi

Attenti alla birra, più a rischio le ragazze baby_alcolisti_danni_296

di F. R.

Sui rischi dell’uso precoce di alcolici mette in guardia il professor Claudio Mencacci, capo del  Dipartimento Salute mentale dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. “L’abitudine a bere, in un’età che si abbassa sempre di più,  è il motore per rendere più evidenti comportamenti aggressivi e impulsivi. Di qui lo stretto legame tra abuso di alcool, bullismo, tendenza alle risse. Ormai troviamo ragazzini che hanno iniziato a bere anche a 10-11 anni, quindi in un momento delicatissimo di formazione. Questo comporta danni a livello soprattutto cerebrale che influenzano la maturazione ma soprattutto, e questo è tutt’altro che da sottovalutare,disturbano la continuità delle ore di sonno che è la più grande protezione per la salute. Noi vediamo piccoli di 12-13 anni che sono già diventati cattivi dormitori perché l’alcool induce sì al dormire ma a lunga scadenza altera la struttura del sonno”.

E’ vero che i ragazzi bevono soprattutto birra?
“Sì, di solito si incomincia così perché apparentemente sembra meno dannosa ed i ragazzi sono convinti che faccia meno danni, non solo, ma da questo passano poi rapidamente a sperimentare i superalcolici. Negli ultimi anni, ai ragazzi si sono affiancate le ragazze che dall’alcool sono più danneggiate, ne risentono di più gli effetti. E per questo esiste una spiegazione scientifica, alle donne manca un enzima per la metabolizzazione, dovrebbero bere in genere 1/3 degli uomini. In più nella nostra esperienza si è notato che nelle donne l’abitudine al bere ha maggiore presa, ne diventano più facilmente dipendenti. Poi negli ultimi 2 o 3 anni c’è stato anche un crescendo imitativo e agli “happy hour” sono aumentate sempre di più proprio le donne.”.

Lei parla di superalcolici ma a quell’età sono vietati
“E’ vero ma purtroppo gli escamotage sono tantissimi. Basta non consumarli al bar o nei pub ma comprarli al supermercato, magari fingendo di fare la spesa per i genitori”.

Quali cause ha individuato nell’abuso di alcolici tra teen-agers?
“Una concomitanza di situazioni, un tema che si collega anche al fenomeno del bullismo. Innanzitutto le famiglie sono abituate a sentire molto i figli, a cercarli di continuo con il cellulare, ma poco ad ascoltare. C’è una perdita totale dei sistemi di segnalazione ed uno scollamento drammatico tra scuola e famiglia. A mio avviso,manca una responsabilizzazione dei ragazzi ed i genitori spesso non supportano l’autorevolezza dei docenti e, a loro volta, hanno difficoltà a far valere la propria credibilità, la proprio autorevolezza,anche se per far questo servono fatica e tempo. Insomma io credo bisognerebbe che i genitori sapessero dire dei no. I no fanno crescere non fanno restare piccoli”.

Ci sono realtà più a rischio, giovanissimi più esposti di altri all’uso precoce di alcolici?
“No, è un fenomeno diffuso nelle varie classi sociali. Molti luoghi comuni sono ormai crollati, non è un problema di marginalità sociale o di povertà,anzi potremmo dire che si colloca proprio laddove c’è maggiore disponibilità ma non per questo sufficiente attenzione ai ragazzi.  Il nostro obiettivo è la prevenzione perché i giovani non si accorgano dei danni troppo tardi, quando si è scelto un binario sbagliato, si è demotivati,incapaci di sapersi progettare ed esposti a perdere il treno delle rare opportunità che oggi si presentano ai giovani”.