Storaro, tra luci e tecnologia


Stampa

'E' un'unione di arti'

Intervista al mago della fotografia cinematografica Vittorio Storaro, tre premi Oscar. 'In tv ci vorrebbe un'opera all'anno come questa' b

Dopo Tosca e La Traviata, Rigoletto. Misurarsi con il melodramma in tv per lei è diventata una consuetudine.
Sì, è la mia terza opera in questo tipo di progetti definiti “film in diretta”.

Con quali differenze e difficoltà rispetto al cinema?
Già la prima volta con Giuseppe Patroni Griffi alla regia abbiamo visto che il progetto era un “insieme di arti”. Patroni Griffi proveniva dal teatro, io dal cinema e dovevamo realizzare un’opera lirica per la televisione, una vera “unione delle arti”, un concetto che ci è piaciuto subito. Con un nuovo approccio stilistico, oltre che tecnologico, per il fatto che portare un’opera, immaginata su un palcoscenico, nei suoi luoghi reali, allargava la visione, facendola diventare molto più cinematografica che teatrale. E il pubblico non rimaneva lontano, seduto in poltrona, ma veniva così portato all’interno della rappresentazione, concetto questo tipico del cinema. E tutto veniva mediato dalla televisione. Questo voleva dire un certo numero di telecamere nello stesso tempo, modalità questa anomala per il cinema, e in diretta. Ma perché in diretta?, ci chiedemmo. La Rai e gli stessi tecnici della Rai pensavano che era quasi impossibile applicare liberamente un linguaggio stilistico e cinematografico a una diretta televisiva. Ma andammo avanti. Grazie anche proprio ai tecnici della Rai. Considerando che l’orchestra stava in un punto diverso: la musica veniva premixata, mandata sul satellite, arrivava in luoghi diversi, i cantanti cantavano in perfetta sincronìa, e inviata in centinaia di Paesi. Sul piano della struttura tecnologica è una delle cose più avanzate che abbia mai visto in vita mia. Lo stesso con La Traviata e ora con Rigoletto.

Ogni 8-10 anni, in media?
Per noi se ne può fare una ogni anno. Pensi che sia Tosca che La Traviata hanno avuto entrambe due miliardi di spettatori in due giorni. Hanno vinto 4 Emmy Awards e gli Oscar inglesi. Sono operazioni di grande successo. Rigoletto è una ripartenza.

Domanda banale, le piace di più il cinema o questo tipo di esperienza?
Guardi, penso che ormai le parole cinema, teatro, televisione non abbiano ragione di esistere separatamente

Si fondono..
Sì, ormai ci sono gli “audiovisivi”. Un’arte alimenta l’altra. Ricordo l’esperienza con Luca Ronconi per l’”Orlando furioso”, per la tv: fu il primo miscuglio, per me, tra teatro, televisione e cinema.

Lei crede dunque nell’integrazione delle arti.
Assolutamente sì. Non sono più in competizione tra loro. Per decenni si è andati avanti con questa rivalità. E’ proprio così. Se lei pensa agli apparecchi tv quanto si sono ingranditi mentre gli schermi cinematografici si rimpiccioliscono fino a che diventeranno delle videoproiezioni casalinghe, o per club, o all’interno di impianti pubblici, dipende dal tipo di spettacolo che si vuole proiettare, ma si tende sempre più verso un’unificazione.

L’opera vince la concorrenza con gli altri programmi tv, secondo lei?
Il tentativo della Rai è di far conoscere in tempo questo tipo di progetti. Tante più produzione si fanno, tanto più si educa il pubblico. Ho visto mio nipote di 13 anni che è venuto con me a vedere una prova e ora quando sta a casa si diverte come un pazzo a mettere il cd del Rigoletto, se lo sente e gioca. Ascoltando Rigoletto. Questo per dire che più usiamo le nuove tecnologie, più rafforziamo il teatro lirico, che è altrimenti destinato a morire sugli abbonamenti. E forniamo alle nuove generazioni il gusto di seguire un certo tipo di invenzioni. E poi l’opera lirica è l’unica arte che in tutto il mondo parla italiano. Mozart aveva bisogna del librettista Lorenzo Da Ponte perché se no nessuno lo filava. E’ l’unica arte che difende la nostra lingua.

Lei in questo ambito si sente limitato o ha più spazi a disposizione?
La musica trasmette un’incredibile emozione narrativa e spinge la luce e la macchina da presa a muoversi in un modo o nell’altro.

Anche a lei in bocca al lupo.
Grazie, ce ne abbiamo bisogno. Un lupo con la bocca grande!