Speciale Venezia 67


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Il giorno delle commedie

In concorso

Quando si cambia registro c’è sempre una reazione positiva, a volte anche liberatoria. Per questo è piaciuto che oggi a Venezia 67 ci fossero in concorso contemporaneamente due commedie: “La passione” di Mazzacurati e “Potiche” di Ozon. L’altro film in competizione è il russo “Ovsyanki (Silent Souls” di Aleksei Fedorchenko. Fuori dal concorso, da segnalare “Passione” di John Turturro, “A letter to Elia” di Martin Scorsese, “Tungngaan 3D (The child’s eye 3D)” di Oxide Pang e Danny Pang e “A woman” di Giada Colagrande.

 

LA PASSIONE

di Carlo Mazzacurati, Italia 2010 (01 Distribution)
Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Cristiana Capotondi, Stefania Sandrelli, Kasia Smutniak
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Ogni tanto nella vita di una persona si creano dei vuoti. A un artista può capitare con la creatività, e le soluzioni possono arrivare da dove meno te l’aspetti.

Gianni Dubois (Orlando) è un regista che ha passato la cinquantina e da cinque anni non fa film. Non riesce più ad avere un’idea, una trovata, un sussulto, un’ispirazione. Il suo agente gli sta addosso e riesce a convincere la star della fiction televisiva del momento a essere la protagonista del prossimo film di Dubois. Ad avercelo però un film! Mentre Gianni si scervella, l’amministratore del suo appartamento in un paesino della Toscana gli comunica che una perdita d’acqua ha rovinato un affresco del Cinquecento nella chiesa adiacente. Un dramma. Ma a Dubois il sindaco dà un’opportunità: non lo denuncerà se accetterà di dirigere la storica rappresentazione locale del Venerdì Santo. Dubois ha solo cinque giorni per mettere in piedi l’evento, tra un aiuto regista ex galeotto (Battiston) e un attore locale che dice le previsioni del tempo in tv (Guzzanti), mentre contemporaneamente deve avere l’idea giusta per il film prima che l’attrice e l’agente lo abbandonino.


Nonostante il tema religioso, Mazzacurati (“Il toro”, “Vesna va veloce”, “La giusta distanza”) ci tiene a specificare che questo “è in tutto e per tutto un film laico”, oltre che intimo e molto personale. I riferimenti alla cronaca ci sono, ma “siamo arrivati a un punto in cui gli eventi italiani sono così paradossali che è difficile trovare un effetto comico. L'Italia è oramai come una soap opera, se manchi da una settimana e non hai letto i giornali quando li riapri non capisci cosa mai stia accadendo. Ormai ci stiamo assuefacendo a un Paese in cui azione e la sua parodia sono la stessa cosa: insomma, si ride per non piangere”. Del suo personaggio e delle difficoltà del mestiere, Orlando dice:” Il fatto è che noi attori mescoliamo la vita privata con quella pubblica. Così se l'ultimo film che abbiamo fatto va bene, ti sembra che anche tua sorella ti guardi in un modo più benevolo. Al contrario, è come non avere più le chiavi di casa o, a Natale, non avere il posto a tavola. E dunque anche voi abbiate un po' di condiscendenza per le nostre povere anime”. Comunque, conclude, “questa è la commedia poetica che aspettavo da sempre”. “La Passione” è un film agrodolce, in cui esplosioni di sincera ilarità (bravi Battiston e Guzzanti e belli i loro personaggi) si alternano a riflessioni amare. Il regista calca forse un po’ la mano sul personaggio di Orlando, che a un certo punto risulta un insopportabile depresso, e più in generale la sceneggiatura mostra a tratti pause e momenti di stanca. Piacevole, ma non il miglior film di Mazzacurati.

POTICHE

di François Ozon, Francia 2010 (Bim)
Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Fabrice Luchini, Karin Viard, Jérémie Régnier, Judith Godrèche
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Le donne sanno sempre sorprenderti, soprattutto quelle che per una vita hai considerato delle “potiche”, delle belle statuine.


Nord della Francia, 1977. Suzanne (Deneuve) è la moglie “perfetta” di Robert Pujol (Luchini), un dispotico e insopportabile industriale che dirige la fabbrica di ombrelli che era del suocero. Pujol è un egoista che tratta male tutti, anche i suoi due figli, che vorrebbero che la madre si ribellasse. Ma per Suzanne, che col sorriso ci mette sempre una toppa, ormai la vita è quella, perché sconvolgerla? Solo che capita che gli operai della fabbrica a un certo punto si ribellino e sequestrino Pujol. La situazione si risolve proprio grazie all’intervento di Suzanne, che però si ritrova all’improvviso a prendere il posto del marito alla direzione della fabbrica. Svelerà insospettabili qualità e propensioni, più di quelli che possiamo immaginare.


Si ride di gusto e con intelligenza in questa commedia che Ozon (“Swimming pool”, “8 femmes”, “Le refuge”) ci ha messo dieci anni per riadattare dall’omonima piece teatrale di Barillet e Grédy. Il regista dice di essersi ispirato alle atmosfere e alla verve delle commedia degli anni Trenta e Quaranta, mentre gli anni ’70 in cui è ambientato il film sono resi magnificamente da scenografie e costumi. E’ chiaramente un film sul ruolo della donna nella società, e la diva Deneuve, che ammette di essersi molto divertita, dice:”Se potessi oggi mi batterei per i problemi che ancora sussistono sul mondo del lavoro, le differenze salariali tra uomini e donne, l’accettazione in funzioni ancora considerate per soli uomini”. Fabrice Luchini, splendido nel ruolo di Pujol, confessa:”Sono sempre felice di fare personaggi al limite dell’ignominia e della realtà. Mi propongono figure mediocri, reazionarie, un po’ come il vostro presidente Berlusconi”. Ma aggiunge:”Ovviamente non penso che il vostro presidente tocchi così il fondo della natura umana, non vorrei avere problemi legali”. Ma al di là dei risvolti sociali, “Potiche” è un film godibile in se stesso, che riguarda anche l’assoluta leggerezza con cui a una certa età si affrontano e si ridimensionano le difficoltà della vita e dei rapporti affettivi.