Dall'Italia


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C'è chi va e c'è chi viene

Storia esemplare di ritorno ricerca_chivachiviene_art_296

di Carla Toffoletti

Sabrina Sabatini ha 40 anni. Si è laureata al “La Sapienza” in biologia, ha preso un dottorato in biologia molecolare e poi un post-dot in Olanda all’Univesità  di Utrecht. "Sono rimasta 6 anni pagata con borse di studio europee e con i finanziamenti olandesi del laboratorio in cui lavoravo. In Italia i post-dot sono pochissimi perché pagati poco e soprattutto perché non danno prospettive per il futuro. In Olanda ho avuto la fortuna di capitare in un laboratorio di genetica e biologia molecolare molto importante che mi ha permesso  di fare pubblicazioni prestigiose su riviste di altissima fama internazionale. E’ proprio grazie a questo curriculum che sono stata selezionata  da una Fondazione, la Armenise di Harvard, che ha come obiettivo quello di finanziare giovani scienziati italiani dotati di particolari capacità, permettendo loro di apportare contributi significativi ai propri settori di ricerca in Italia".

"Volevo rientrare nel mio Paese, ma in una condizione che mi permettesse di svolgere il mio lavoro. Da noi per i giovani oggi è quasi impossibile fare ricerca perché mancano i fondi e non si investe sulla ricerca. Armenise mi ha permesso di rientrare  nella mia Università di partenza Dipartimento di genetica e biologia molecolare de La Sapienza di Roma, finanziando  il mio  progetto con 200mila dollari all’anno per 5 anni. Adesso sono alla fine del quinto anno, ho speso tutti i soldi con risultati eccellenti e sto per pubblicare la mia ricerca su “Science”che è una delle riviste che da’  le linee guida per la ricerca futura. E’ come vincere un Pulitzer! I lavori finiti su questo giornale sono oggetto di studio in tutto il mondo. Io figuro anche su alcuni testi base adottati a La Sapienza. I risultati raggiunti danno prestigio a tutta la ricerca italiana, ma senza il finanziamento di questa fondazione di Harvard non sarebbe stato possibile raggiungerli".

"Adesso sono riuscita a vincere il concorso interno e dal 1° novembre sono ricercatrice. Mi sono salvata per un soffio dal blocco del turn-over previsto dalla Legge 133 che mi avrebbe vista costretta a tornare all’estero. In Italia si può e si deve fare ricerca ma bisogna dare i soldi  e darli soprattutto alle persone giuste. La ricerca di base è fondamentale per il nostro futuro. L’Università va riformata ma in modo oculato perché se è vero che c’è molto marciume è anche vero che ci sono tantissimi ordinari in gamba. Serve un sistema di valutazione del merito che premi chi se lo merita e tagli le gambe alle baronie”.