Milano Moda Donna


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La moda coinvolge la città

Dal 22 al 28 settembre le collezioni per la primavera estate del 2011 milano_moda_generica2_296

di Rita Piccolini

Milano Moda Donna, dal 22 al 28 settembre, presenta le collezioni prêt à porter per la primavera estate del 2011. Il testimone le viene passato da Londra, dove fra zeppe, stampati e patchwork hanno trionfato gli anni ’70 e dove gli stilisti hanno reso omaggio alla genialità di Lee Alexander MacQueen, il creativo della scuderia Gucci morto suicida lo scorso febbraio.

La Milano fashion week apre sotto i migliori auspici. La location delle sfilate non è più la Fiera , ma l’intera città, perché il mondo della moda si propone quest’anno di coinvolgere tutti il più possibile, passanti compresi.

Del resto il presidente della Camera della Moda italiana, Mario Boselli, lo aveva promesso e all’indomani della quarta conferma alla presidenza, la scorsa primavera, aveva ribadito di voler rafforzare la settimana della moda milanese con nuove proposte e idee alternative. La prima e più significativa è proprio quella di aver voluto trasferire le sfilate di moda femminile fuori dal tradizionale recinto della Fiera trasferendole nel cuore della città: Palazzo Giureconsulti, la Loggia dei Mercanti, Palazzo Clerici e il Circolo Filologico, con eventi anche in piazza >Duomo e al Castello Sforzesco.

Obiettivo di questa rivoluzione: valorizzare al massimo la manifestazione e tutti gli eventi artistici collegati, per confermare che Milano è punto di riferimento mondiale del settore. La seconda importante novità è che la fashion week sarà lunga e forte, come avevano chiesto gli stilisti italiani, dopo le polemiche scatenate lo scorso febbraio dalla richiesta della onnipotente direttore di Vogue America, Anne Wintour, di concentrare la sfilate in soli tre giorni, rispetto ai sei previsti.

La richiesta fu accolta e si scatenò il finimondo. Le sfilate si susseguirono senza sosta una a ridosso dell’altra in una girandola impazzita che innervosì gli stilisti, i giornalisti, i compratori internazionali e tutti gli addetti ai lavori. Molti importanti firme del “Made in Italy” denunciarono una certa volontà di sminuire il sistema della moda italiana da parte della Wintour, la cui richiesta era dettata solo dalla necessità di fermarsi per pochi giorni a Milano. Era la prima volta che accadeva, tra l’altro in un grave momento di crisi economica a livello mondiale . La decisione di concentrare le sfilate venne percepita come un “vulnus” inferto all’intera filiera della moda. Da qui la levata di scudi e il ritrovato orgoglio per il prestigio della moda italiana nel suo complesso. “Non deve accadere più” chiesero molti stilisti e imprenditori. Uno per tutti Diego della Valle che aveva spiegato la necessità, soprattutto in un momento di crisi, di difendere e sostenere il “Made in Italy”, denunciando non solo “l’arroganza di chi chiede”, ma anche la debolezza “di chi si arrende”. Boselli tranquillizzò : ”La settimana della moda non subirà più tagli…Daremo una lezione a chi non le vuole bene”.

Ora si riparte alla grande. In tutti i giorni del calendario è previsto un big. Si apre con Gucci , chiuderà Armani. In mezzo Dolce & Gabbana, che per otto anni erano rimasti fuori dalla manifestazione. Accanto ai grandi sfileranno i giovani designer che saranno distribuiti lungo tutta la manifestazione. Ogni giorno è importante e irrinunciabile: 78 sfilate in sette giorni e 65 presentazioni (per 169 collezioni).Tanti gli eventi collaterali, dall’inaugurazione di nuovi negozi in centro, alle mostre d’arte, ai concerti, perché anche la moda è una forma d’arte. Almeno così la pensano in molti. Ricordiamo fra gli altri, l’artista kazako Konstantin Siegel, che a Milano esporrà i suoi acquerelli proprio in concomitanza con le sfilate. Tra le sue creazioni i ritratti di stilisti famosi: da Coco Chanel a Giorgio Armani, da Karl Lagerfeld a Dolce & Gabbana. Alla luce di questa grande partecipazione si può sostenere che in realtà la “fashion week” si protrarrà per una ventina di giorni con il coinvolgimento di artisti e gallerie.

Ma certamente la notizia più buona è legata all’economia. La moda, nonostante la crisi, torna a crescere, registrando nel primo semestre del 2010 un incremento del fatturato del 4,4%. Secondo le previsioni dei Fashion economic trends entro l’anno la progressione dovrebbe arrivare a 6,5%, con l’export a +7,1. Inoltre, secondo un’indagine dell’Isae, l’istituto che in Italia studia i cicli congiunturali, la moda è il settore che, insieme a meccanica strumentale e arredamento, già da luglio sarebbe classificabile come “in espansione”.

Tutto perfetto allora? Soltanto in parte. La polemica anche quest’anno non manca e non è di secondaria importanza. Alcune marchi famosi sono stati esclusi, per far posto a collezioni considerate più prestigiose, almeno così si dice. Tra questi quello di Elena Mirò, che tradizionalmente apriva la fashion week , ma che soprattutto portava in passerella le taglie forti. Era un messaggio importante. La moda che si interessa alle donne cosiddette “normali”, che non sono ragazzine dalla taglia 38- 40, ma signore che vivono intensamente la loro vita, tra il lavoro, i figli, gli impegni, e vogliono essere trendy e affascinanti nonostante qualche chilogrammo di troppo, rendeva questo mondo di bellezza e raffinatezza più credibile e sicuramente più “democratico”. Un sogno che tutti possono condividere. Ci si chiede inoltre: la moda non si era proposta di combattere il devastante fenomeno dei disturbi dell’alimentazione? Che senso ha allora eliminare proprio la collezione che non porta in passerella soltanto ragazzine dalla magrezza imbarazzante? Persino a Roma, alle sfilate di Alta Moda del luglio scorso, lo stilista Lorenzo Riva ha creato modelli per donne più morbide, facendo sfilare alcune splendide donne, una delle quali addirittura reduce dall’anoressia. Le proposte di Mirò potremo ammirarle lo stesso perché il fashion brand ha deciso di presentare la propria sfilata il 22 settembre, anche se fuori calendario.