di Sandro CaliceL’ULTIMO DOMINATORE DELL’ARIA
di M. Night Shyamalan, Usa 2010 (Universal Pictures)
Dev Patel, Jackson Rathbone, Cliff Curtis, Nicola Peltz, Seychelle Gabriel, Noah Ringer, Jessica Andres, Shaun Toub, Aasif Mandvi, Katharine Houghton, Keong Sim, Ben Cooke, Randall Duk Kim, Ali Khan, Rohan Shah, Francis Guinan.
Tratto dalla serie animata di culto della televisione americana “Avatar - La leggenda di Aang”, creata da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, “L’ultimo dominatore dell’Aria” è il primo capitolo di una probabile trilogia.
Il mondo è diviso in quattro popoli, ognuno depositario e dominatore di uno degli elementi della natura: i Nomadi dell’Aria, la Tribù dell'Acqua, il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco. L’equilibrio è sempre stato garantito dall’Avatar, essere in contatto con gli Spiriti del mondo che di volta in volta si reincarna in un un corpo diverso e unico in grado di controllare tutti e quattro gli elementi. Ora però sono 100 anni che l’ultimo Avatar è misteriosamente scomparso. E la Nazione del Fuoco ha deciso di conquistare tutto il mondo, e di sterminare chi si oppone. Prima tocca ai Nomadi dell’Aria, il prossimo è il popolo della Tribù dell’Acqua. Ma un giorno Katara, una giovane dominatrice dell’acqua, mentre è a caccia con suo fratello Sokka, si imbatte in un ragazzo di nome Aang. Capiscono subito che si tratta di un dominatore dell’aria, l’ultimo del suo popolo. Ma potrebbe essere molto di più. Potrebbe essere l’Avatar. Deve però imparare a padroneggiare i suoi poteri, prima che il potentissimo e feroce esercito della Nazione del Fuoco arrivi a portare la distruzione.
Sembra che Shyamalan abbandoni il suo misticismo intimo (“Il sesto senso”, “The village”, “Signs”) per questo fantasy (che vorrebbe situarsi) sulla scia di “Guerre Stellari” e de “Il Signore degli Anelli”. In realtà un lato mistico e filosofico il racconto originale ce l’ha, ma è proprio quello che il regista perde un po’ per strada, forse perché non proprio a suo agio con un racconto di respiro più epico e con le nuove tecnologie, compreso un 3D più utile a strizzare l’occhio a un pubblico tecnologico che funzionale alla storia. Anche l’approfondimento psicologico dei personaggi, complici dei giovani attori bravi ma scolastici, resta in superficie, solo accennato. C’è molta attenzione al tema della natura, ovviamente, alla multi etnicità, e ci sono alcune scene di combattimento in piano sequenza veramente notevoli. Ma per il resto rimane un buon prodotto di genere adatto a un pubblico di adolescenti non troppo esigenti.