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C'è la Lazio in testa con l'Inter

Il Bari ferma la corsa del Brescia zarate_festeggia_296

di Gianluca Luceri

Il delizioso pallonetto di Ibrahimovic, il tuffo a volo d'angelo di Vucinic, il gol-primato di Zarate: scosse sismiche sul campionato. La quinta giornata dice cose importanti: la Roma è viva, la Lazio gode di ottima salute, l'Inter è umana, il Milan è presente.

E Ranieri ci vede benissimo: fuori alla mezz'ora della ripresa un Totti non trascendentale (e assai poco contento del cambio…), dentro l'uomo 'croce e delizia' dei tifosi giallorossi, ovvero il montenegrino Mirko Vucinic. Che spacca il big-match dell'Olimpico mentre Morganti ha quasi il fischietto in bocca (92'): capocciata settebellezze su un cross-gianduiotto di De Rossi e rete destinata a riaccendere gli 'special' della Roma, in una stagione iniziata malissimo.

Per Benitez si tratta invece del primo ko 'italiano', escludendo la sconfitta in Supercoppa Europa con l'Atletico Madrid. Un ko non facile da digerire, con lo 0-0 ormai nell'aria, ma che non scalfisce la ultrasolida immagine dell'Inter, che era e resta la squadra più forte. Qualche giocatore però non è in forma (Sneijder su tutti, opachi anche Milito e Cambiasso), Lucio non stava benissimo, Zanetti e Samuel non c'erano. Partito Balotelli, i ricambi non garantiscono per ora uno standard adeguato. All'Olimpico ha tirato molto in porta (14 volte), ma la precisione è stata un optional. E poi, almeno nell'ultimo quarto d'ora, la squadra mentalmente si è un po' ammorbidita, perdendo d'intensità, convinta che il pareggio non si sarebbe schiodato dal tabellone. E invece è entrato in scena Vucinic, uomo capace di scelleratezze e capolavori, e la Roma da oggi inizierà probabilmente un altro campionato. Vittorie di questo tipo, infatti, rappresentano una sorta di choc anafilattico, specie in un ambiente tremendamente umorale come quello capitolino, dove ci si deprime e ci si esalta senza vie di mezzo. La scintilla, insomma, sembra ora scoccata nella direzione giusta, quella della risalita.

Il Milan, senza abbagliare, in classifica è lì dietro l'angolo. Contro il Genoa, a San Siro, meritava di finire sotto il primo tempo (due parate pazzesche di Abbiati, aiutato anche dal palo). Nella ripresa, invece, è entrato in scena 'Ibracadabra', che non gioca nel tridente ma è lui stesso il tridente, nel senso che da solo vale per tre. Assist al bacio di Pirlo, lo svedese si beve i difensori e 'gabba' Eduardo con una parabola da fuoriclasse. Sarà anche troppo individualista, come dicono, ma Zlatan è uno di quei (pochi) calciatori in giro che sa fare la differenza, con una pennellata, un'invenzione, una magia. Di certo gli effetti del suo avvento in rossonero si cominciano pesantemente a sentire. Due gol all'Auxerre, uno alla Lazio, uno al Genoa, tutti decisivi: di casualità ne vediamo poca.

Dal sabato alla domenica, passando per il non ancora digerito anticipo dell'ora di pranzo, stavolta tra Cesena e Napoli. Partita strana: i partenopei, reduci dallo shampoo casalingo col Chievo, dominano ma non segnano. Segna invece (più per caso che per effettivi meriti) il Cesena in avvio ripresa. Mazzarri a ruota espulso per proteste, psicodramma all'orizzonte, poi i veri valori emergono, anzi straripano. Quattro gol degli azzurri nell'ultimo quarto d'ora, un fiume in piena che travolge i romagnoli e che vede tra i marcatori Lavezzi, Hamsik e Cavani (doppietta e primo posto nei marcatori insieme ad Eto'o). Napoli guarito e alla riscossa? Vista l'altalena di risultati in questo avvio di stagione, meglio non sbilanciarsi troppo nei giudizi. Intanto domenica prossima al San Paolo arriva la Roma: sfida tutta da vedere tra due squadre all'apparenza rinate.

Insiste la Lazio, che espugna il Bentegodi e affianca l'Inter in testa alla classifica. Applausi per la squadra di Reja, che sembra aver trovato in fretta una 'quadratura' importante e nel 'profeta' Hernanes un grande leader. Chievo affondato da un gol nella ripresa del redivivo Zarate: tre punti pesantissimi su un campo infido, soprattutto di questi tempi, e la prospettiva di confermarsi in vetta domenica prossima, quando all'Olimpico scenderà un Brescia 'leggermente' ridimensionato dal ko a Bari ma la cui classifica (9 punti) resta comunque sorprendente.

Rondinelle piegate al San Nicola dalle reti di Rivas e Barreto e Bari che ritrova il bel passo della scorsa stagione. Prima vittoria stagionale della Fiorentina di Mihajlovic, che dà una spallata alla crisi superando per 2-0 un Parma leggerino in fase offensiva. Non è un successo che riempie gli occhi e cancella i problemi, ma in tempi di vacche magre bisogna sapersi accontentare. Ljajic su rigore e De Silvestri gli autori dei gol scaccia-fantasmi.

Passa dalle stelle a 'quasi' le stalle il Palermo, che a meno di settantadue ore dalla splendida esibizione di Torino, rischia il tracollo casalingo al Barbera contro il Lecce. Pugliesi avanti per 2-0 (Giacomazzi, Corvia) e partita ripresa per l'ultimo dei capelli grazie a Pinilla e soprattutto a Maccarone, che salva Delio Rossi al 93'. Rosanero incomprensibili: uno psicologo faticherebbe a trovare il vero volto di una squadra dalle notevoli potenzialità ma che, almeno per ora, difetta clamorosamente in continuità. Soprattutto la difesa, continua ad essere il reparto che ha bisogno di una corposa messa a punto.

Delude la Sampdoria, il cui campionato continua ad essere né carne né pesce. Pareggio a reti bianche a Marassi davanti ad un'Udinese che, pur restando all'ultimo posto, cancella lo zero dalla sua casella e raccoglie il primo punto stagionale. La squadra di Di Carlo non vince dalla prima giornata e soprattutto non convince. Le occasioni migliori capitano sui piedi di Pinzi e Di Natale, i tifosi blucerchiati non gradiscono e piove più di un fischio. Quando Cassano e Pazzini non si illuminano (o vengono imbrigliati), per la Samp è dura.

Al Cibali, Catania e Bologna si spartiscono il bottino. Quarto centro consecutivo per capitan Di Vaio (su penalty molto dubbio), un'autorete di Britos da 'Mai dire gol' riporta a galla gli etnei. Mascara prende una traversa ma spreca molto, Maxi Lopex si divora l'impossibile, e Giampaolo raccoglie un punto che sa di brodino insipido.

Nel posticipo la Juve supera 4-2 il Cagliari confermando quanto di buono e quanto di brutto mostrato in questa primissima parte di stagione. Il poker rifilato ai sardi, che nelle precedenti quattro giornate avevano incassato un solo gol e non avevano mai perso, porta la firma di un ispirato Krasic (autore di una tripletta) e di Bonucci. La difesa bianconera, però, regala due reti e concede alcune altre ghiotte occasioni. Apre le marcature al 13' Krasic con un tiro di prima su palla che esce dall'area. Al 20' alla prima occasione, Matri pareggia intervenendo fra Chiellini e Bonucci su cross di Lazzari. Al 34' il Cagliari 'restituisce' la dormita difensiva dimenticando Krasic sul secondo palo su cross di Pepe. Il serbo fa 2-1 e manda la Juve in vantaggio all'intervallo. Inizio di ripresa vivace, con i rossoblù che provano qualcosa ma vengono infilati da Bonucci che risolve una mischia su corner (56'). Matri sbaglia solo davanti a Storari, poi, al 70', Krasic mette al sicuro il risultato con un tiro dal limite che sfrutta la sfortunata deviazione di Astori. All'81' Matri realizza la sua doppietta infilandosi nella svagata difesa juventina su invito sempre di Lazzari. Nel finale Storari è attento su una punizione di Nenè e nel recupero Amauri abbandona il campo in barella (da verificare le conseguenze dell'infortunio).