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Eluana, più di 6 mila giorni di assenza

Oggi è un simbolo, ma fino al 18 gennaio 1992 è una ragazza di 21 anni come tante, allegra e piena di vita eluana_296

di Federica Marino

Il 25 novembre Eluana Englaro compirà 38 anni, gli ultimi sedici vissuti in stato vegetativo permanente. Il suo destino si decide però in questi giorni.

Ma chi è Eluana Englaro? Oggi è un simbolo, ma fino al 18 gennaio 1992 Eluana è una ragazza di 21 anni come tante, allegra e piena di vita.

Quella sera, tornando a casa, ha un gravissimo incidente stradale. L’auto su cui viaggia con i suoi amici sbatte contro un palo. Eluana entra in coma, e se anche ne uscisse, rimarrebbe paralizzata per la frattura di una vertebra.

La giovane non si sveglia: un anno dopo è ancora in coma e i medici dichiarano lo stato di stato vegetativo permanente, per la degenerazione irreversibile subita dal cervello. Il suo cuore batte ancora, Eluana respira perché il violentissimo trauma subito nell’incidente ha lesionato la corteccia cerebrale, ma non l’area del cervello deputata alla respirazione. Eluana può respirare, e non muore. Muoiono i suoi pensieri, la consapevolezza, i sentimenti e le relazioni, ma lei è viva e respira.

Due anni dopo l’incidente Eluana viene ricoverata nella casa di cura “Talamoni”, la stessa in cui è nata, a Lecco. Un sondino nasogastrico le garantisce alimentazione e idratazione, le suore della clinica la accudiscono tutti i giorni, in tutte le sue necessità. Eluana è cambiata tanto e le foto che la ritraggono non le assomigliano più: in un articolo di Bioetica (1-2000) il neurologo Carlo Alberto Defanti la descrive così: “Il suo aspetto è quello di una giovane donna ben nutrita e accudita i cui arti giacciono rigidi e immobili; solo il viso presenta alcuni movimenti automatici e riflessi, ma nessuna espressione umanamente significativa. In nessun modo si riesce a entrare in contatto con lei”.

Nello stesso articolo, Defanti ripercorre la storia clinica di Eluana, da lui seguita, e ricorda come lo stato attuale della donna, cioè lo stato vegetativo permanente, sia quello raggiunto dalla giovane un mese dopo l’incidente. Alternanza di sonno e veglia, occhi aperti e mobili. Gli arti deformati, “le labbra, la mandibola e la lingua animate da una sorta di tremore ritmico”, “assenza di risposta della corteccia cerebrale agli stimoli uditivi, assenza di risposta agli stimoli elettrici applicati sulle caviglie e una debole risposta corticale alla stimolazione elettrica del polso destro”. Nessun contatto visivo o di altro tipo con l’ambiente circostante. “Sono abolite le funzioni- scrive Defanti - delle corteccia cerebrale e quindi è abolita la coscienza. L'individuo ha perso la vita cognitiva e mantiene quella vegetativa”. Trascorsi 12 mesi, è “insignificante” la probabilità di una ripresa di funzioni superiori.

“Ma - scrive ancora il neurologo - il giovane e sano fisico” di Eluana – “se accudito con cura, come sta avvenendo – può sopravvivere per decenni.(…) Malgrado tutto ciò che sappiamo ci autorizzi a dire che non soffre direttamente per il suo stato”, di Eluana “rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, totalmente dipendente dalle cure che gli vengono fornite dal personale di assistenza”. Defanti conclude il suo racconto segnalando la situazione tragica in cui si trovano i genitori di Eluana, “che hanno perso una figlia ma non possono elaborarne compiutamente il lutto”.

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