Grandi firme tra le quinte


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Quando la moda è nell'arte

Dal 5 novembre al 5 dicembre evento espositivo a Roma: in mostra al Museo della Fondazione Roma le creazioni realizzate dai più grandi stilisti italiani per il Teatro, l’Opera e la Danza



di Rita Piccolini

C’è un importante evento espositivo a Roma dove, dal 5 novembre al 5 dicembre, saranno in mostra al Museo della Fondazione Roma, in via del Corso, le creazioni realizzate dai più grandi stilisti italiani per il Teatro, l’Opera e la Danza. Cento costumi originali, insieme a bozzetti, figurini e rari documentari video dei relativi spettacoli saranno allestiti negli spazi del museo.

La mostra, sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, è promossa da AltaRoma, dalla Fondazione Roma, e dai Musei Mazzucchelli di Brescia. Prodotta e organizzata con Arthemisia Group vede attuarsi un’inconsueta partnership tra il mondo dell’arte e quella della moda. Vanta inoltre il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri e la collaborazione, fra le tante, della Fondazione Cinema per Roma. Il titolo della mostra è: “Il Teatro alla Moda” curata da Massimiliano Capella, e ci offre l’occasione di ammirare abiti creati per importanti rappresentazioni teatrali, operistiche e coreutiche.

E’ il sogno di sempre dei grandi stilisti italiani e non solo di veder esposte le proprie creazioni nei musei. Alcuni abiti sono a volte talmente belli, frutto di grande creatività e di tecniche raffinatissime, che non è azzardato definirli “un’opera d’arte”. Ci sono stati illustri esempi di questa nobile commistione. Uno per tutti: le creazioni di Valentino esposti al museo dell’Ara Pacis nel 2007.

Ma nel caso del “Teatro alla Moda” gli abiti, oltre a essere meravigliosi in assoluto, sono stati espressamente realizzati per rappresentazioni artistiche e questo li rende ancora più unici e preziosi.

Roberto Capucci, Gianni Versace, Emanuel Ungaro, Fendi, Missoni, Giorgio Armani, Antonio Marras, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Valentino. Enrico Coveri. I modelli esposti sono firmati da loro. Ce n’è già abbastanza per sognare. Provengono inoltre dalle più prestigiose collezioni del Teatro alla Scala, dell’Opera di Roma, del Regio di Parma, del San Carlo di Napoli, della National Opera di Washington.

L’alta moda entra nel teatro. Accadde già a fine Ottocento, ma soprattutto nel 1924 quando Coco Chanel disegnò i costumi per “Le train bleu” di Cocteau. Ma è alla fine del XX secolo, precisamente negli anni ’80, che i nomi dei più illustri stilisti italiani cominciano a comparire nei cartelloni delle varie compagnie. Vengono creati da loro abiti per grandi interpreti: Luciano Pavarotti, Monserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Carla Fracci, solo per citarne alcuni. L’abito creato da uno stilista per una rappresentazione teatrale le impone un marchio di unicità per cui a volte si è sentito addirittura parlare del “Flauto Magico” di Gigli, o della “Lucia di Lammermoor” di Missoni, o di “Così fan tutte” di Armani. Il bello che si aggiunge all’arte rendendola ancora più sublime.

C’è un’intera sezione della mostra dedicata all’ ”Opera che si mette in pelliccia”: mantelle, inserti, manicotti realizzati dalle sorelle Fendi per numerose opere, da Verdi a Puccini, da Mozart e Bizet. Si distingue il manto in pelliccia rosa color cipria indossata nel 1984 da Raina Kabaivanska per la “Traviata” di Mauro Bolognini. Poi sette dei 120 costumi disegnati da Missoni per Lucia di Lammermoor di Donizetti; i 12 costumi di taffetas bianco, argento e ghiaccio creati da Capucci per le vestali in sfilata solenne sulle note di Casta Diva all’Arena di Verona, in omaggio a Maria Callas; le numerose realizzazioni di Armani, sia per la lirica, che per il balletto, ricordiamo i costumi per Bernstein Dances di Neumeier.

Poi le suggestioni del teatro shakespeariano nei modelli di Marras per il “Sogno di una notte di mezza estate” allestito nel 2008 al Piccolo Teatri di Milano con la regia di Luca Ronconi; i cinque dei 490 costumi di scena creati da Alberta Ferretti per “Carmen”; il clima degli anni Venti, con riferimenti all’Art déco, alla cultura del jazz e del charleston nelle creazioni di Enrico Coveri per “Il grande Gatsby”; quelle di Valentino usate al Kennedy Center di Washington DC per raccontare la storia di Rodolfo Valentino; l’impegno di Gianni Versace, il suo amore per l’Opera e la Danza e la sua esplosione di creatività stimolata dalla collaborazione con Béjart, Bob Wilson e Roland Petit che gli offrirono la possibilità di reinventare il passato coniugandolo con il presente.

Una mostra importante questa, se fosse un film si potrebbe dire “da non perdere”, che rilancia la grandezza del “Made in Italy” nel mondo e che non a caso è stata allestita a ridosso del Festival del Cinema di Roma.

La serata inaugurale, il 4 novembre, sarà inoltre un evento “charity”, grazie al coinvolgimento di Agenda sant’Egidio, un’associazione che ha lo scopo di favorire il sostegno di tutte le attività contro la povertà e per l’assistenza promosse dalla Comunità di Sant’Egidio. Una quota dell’importo dei biglietti sarà devoluta all’Associazione.