Allarme del governatore


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Draghi: deludente la produttività dell’Italia

‘Anche Nord tra stagnazione e crescita’ g

Per capire ''le difficoltà di crescita dell'Italia dobbiamo interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività''. Questa l'analisi del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, secondo cui ''la stagnazione della produttività nel decennio precedente la crisi, è stata uniformemente diffusa sul territorio. E' un problema del Paese''.

Draghi ha citato quindi i dati che mostrano una ''evidente perdita di competitività rispetto ai partner europei''.

Il governatore ha inoltre spiegato come non risponda a verità che la diminuzione della crescita del prodotto per abitante ''sia media di un Nord allineato al resto d'Europa e di un Centro-Sud in ritardo. Ma così - ha sottolineato - non è''.

Il Governatore ha così ricordato come la crescita del prodotto per abitante in Italia ''si va riducendo da tre decenni: siamo passati da un aumento annuo del 3,4% negli anni '70 a uno del 2,5% negli anni '80, dell'1,4% negli anni '90 fino alla stasi dell'ultimo decennio''.

Nel confronto con gli altri paesi europei, Draghi ha quindi evidenziato come nei primi dieci anni dell'Unione Europea (1998-2998) il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 24% in Italia, del 15% in Francia, mentre ''è addirittura diminuito in Germania''.

Divari, ha argomentato il Governatore, i quali riflettono ''i diversi andamenti alla produttività del lavoro. Nel decennio citato questa è aumentata del 22% in Germania, del 18% in Francia e solo del 3% in Italia''.

Per il Governatore i fattori all'origine di tali meccanismi ''sono molteplici'', fra cui, citando l'economista Giorgio Fuà, ''sono simili a quelli che distinguevano il modello di sviluppo tardivo dell'Italia con marcati e persistenti dualismi nella dimensione delle imprese, nel mercato del lavoro''.

Nel mercato del lavoro - spiega Draghi nella lezione magistrale nell'Università di Ancona - il dualismo si è accentuato e rimane diffusa l'occupazione irregolare. Draghi ricorda che le riforme attuate hanno portato ad aumentare "l'occupazione negli anni precedenti la crisi; ma senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l'accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativa su produttività e profittabilità".

L'analisi di Draghi non dimentica le imprese e il fatto che la loro dimensione media rimanga ridotta nel confronto internazionale. In passato la piccola dimensione poteva dare flessibilità al sistema produttivo perché era prevalentemente di processo, invece riguarda principalmente i prodotti e "per le imprese più piccole si rivela sempre più difficile sfruttare le economie di scala e competere con successo nel mercato globale".