di Sandro Calice UNA VITA TRANQUILLA
di Claudio Cupellini. Italia, Germania, Francia (2010) Toni Servillo, Marco D’Amore, Francesco Di Leva, Juliane Khoeler.
Toni Servillo mette la sua splendida faccia di attore al servizio di questo secondo lungometraggio di Cupellini (“Lezioni di cioccolato”), un noir contaminato da sentimenti e attualità.
Rosario Russo fa lo chef in Germania, vicino Francoforte, nell’albergo ristorante che gestisce insieme con la moglie. Ha una vita tranquilla, clienti che lo apprezzano, un aiuto cuoco che è anche il suo migliore amico, una moglie che lo ama, un bellissimo bambino. Sono 12 anni che è lì, di quello che ha fatto prima nessuno sa. Ma qualcuno ricorda, e un giorno d’inverno due ragazzi italiani, con accento campano, arrivano a chiedere di lui. Uno è Edoardo, figlio di un famoso e potente camorrista. L’altro è Diego, e sbatte in faccia a Rosario un passato che è costato dolore e fatica seppellire. I due ragazzi hanno una missione da compiere. Rosario vuole restarne fuori, vuole salvare la sua vita tranquilla. Ma ormai è troppo tardi.
Cupellini passa dalla commedia al dramma senza perdere efficacia. “Una vita tranquilla”, certo, deve molto all’interpretazione di Servillo, di una bravura assoluta in certi passaggi, ma si regge bene anche da solo. Il regista stende un filo di tensione lungo un racconto (scritto prima della cronaca attuale) che in un drammatico quadro generale (la camorra, l’affare dei rifiuti) inserisce un privato dramma esistenziale (il rapporto di un padre coi figli, l’egoismo, l’istinto di sopravvivenza). Qualche ingenuità nel finale, ma il migliore dei film italiani visti al Festival di Roma 2010.