Ricerca scientifica


Stampa

I 'cervelli' scelgono gli Usa

Ma attrae anche il Brasile. Fazio: Potenziare la ricerca biomedicina italiana, migliorarne la qualità e rilanciare il sistema puntando anche sull'aiuto dei 'cervelli' che lavorano all'estero g

I 'cervelli' italiani all'estero nel settore della biomedicina lavorano quasi nella metà dei casi (45%) negli Usa. Ma scelgono anche la Gran Bretagna (15%) e a sorpresa il Brasile (9%), il Canada (9%) e a breve distanza la Svezia (8%). Sono i dati della anagrafe dei ricercatori italiani all'estero, a cui sono già iscritti 245 scienziati, una rete presentata questa mattina alla prima Conferenza nazionale sulla ricerca sanitaria, in corso a Cenobbio (Como).

Uno strumento, ha spiegato il ministro della Salute Ferrucio Fazio, che vuole rappresentare una sorta di comunità virtuale, in grado di 'sfruttare' le potenzialità dei cervelli italiani all'estero anche per lo sviluppo del settore in Italia. E persino per invertire la tendenza e provare ad attrarre ricercatori, invece di esportarli esclusivamente.

La fotografia degli scienziati iscritti alla 'rete' conferma che a scegliere l'estero sono in maggioranza giovani tra i 30 e 40 anni, il 37%. Il 33% ha 40-50 anni, il 26% 50-60, mentre solo il 4% va oltre i 60. Tra i Paesi esteri scelti dai ricercatori italiani anche la Francia (4%) e Spagna, Giappone, Germania, Belgio e Austria (2%).

Fazio: comunità virtuale di ricercatori anche all'estero per sistema di qualità
Potenziare la ricerca biomedicina italiana, migliorarne la qualità e rilanciare il sistema puntando anche sull'aiuto dei 'cervelli' che lavorano all'estero. E' questo l'obiettivo, secondo il ministro della Salute Ferruccio Fazio, del 'network' presentato alla prima Conferenza nazionale sulla ricerca sanitaria, aperta oggi a Cernobbio (Como).

Il network, che Fazio preferisce definire "comunità virtuale", è "una ricognizione - spiega il ministro - di tutti i ricercatori che lavorano all'estero nel settore biomedico, e che dovrebbe rappresentare non solo un punto d'incontro ma anche una proposta per migliorare la ricerca italiana". A oggi per quanto riguarda la mobilità dei ricercatori, infatti, "abbiamo soprattutto un flusso verso l'esterno, che non è di per sè negativo, perché i nostri ricercatori sono molto bravi e portano bene il nome dell'Italia all'estero, ma abbiamo bisogno anche di un flusso di attrazione, non solo per richiamare chi parte ma anche per gli stranieri. Speriamo che questo modo di lavorare insieme sia di aiuto in tutto questo".

Fazio ha ricordato che sono stati stanziati dieci milioni di euro per sostenere la mobilita' dei ricercatori dall'estero all'Italia. E ha sottolineato che tra le criticità del 'sistema Italia' in questo campo, spesso all'origine della fuga di cervelli, ci sono i limiti delle risorse ma anche mancanza di coordinamento tra gli enti destinatari dei finanziamenti, e quindi di chi svolge la ricerca.

'Poco privato serve la defiscalizzazione'
"La ricerca privata in Italia è scarsa, servono politiche di defiscalizzazione per incentivarla". Incentivare la ricerca, però, è necessario: "Userò tutte le armi che ho per ottenere questo risultato", ha aggiunto il ministro sottolineando che oltre ai finanziamenti servono sicuramente regole nuove e la capacità di coordinare gli sforzi, evitando la dispersione in mille piccoli rivoli sia delle risorse economiche che umane.