Il Gruppo dei 20, che riunisce le principali economie avanzate ed emergenti del pianeta, ha avuto già dalla sua fondazione, nel 1999, lo scopo di lavorare alla soluzione di crisi finanziarie ed emergenze che, complice la globalizzazione, richiedono sfori i più ampi possibili.
Lanciato su iniziativa del G7, a seguito delle turbolenze esplose in successione in Asia, Russia e America Latina, il forum e' diventato via via centrale nella composizione delle grandi questioni economiche e finanziarie mondiali, in maniera decisiva dopo il crac di Lehman Brothers di settembre 2008.
Non a caso, ''con il proposito di rafforzare ulteriormente la cooperazione internazionale'', i vertici dei capi di Stato e di governo del G20 si sono tenuti con regolare frequenza nel 2008, a Washington, nel 2009 a Londra e Pittsburgh (dove i leader hanno concordato di trasformarlo nel forum principale di coordinamento economico internazionale), nel 2010 a Toronto e, dall’11 al 12 novembre, a Seul, in Corea del Sud.
Del Club dei Venti Grandi, fanno parte i Paesi del G7 (Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada), cui si aggiungono una dozzina di economie emergenti, tra cui spicca il cosiddetto 'Bric' (acronimo di Brasile, Russia, India e Cina) insieme a Corea del Sud, Sudafrica, Arabia Saudita, Argentina, Australia, Indonesia, Messico, Russia e Turchia. L'ultimo posto è dell' Unione europea, rappresentata dal presidente Herman Van Rompuy e da quello della Commissione Ue, Jose Manuel Barroso.
Fondo monetario internazionale (Fmi) e Banca mondiale, le due grandi istituzioni di Washington, partecipano ai lavori, insieme alla Spagna, tra i Paesi regolarmente invitati al summit del G20.
Le azioni concertate dei Venti Grandi, con la composizione equilibrata tra Paesi avanzati e in via di sviluppo (che insieme valgono in totale il 90% del Pil mondiale, l'80% degli scambi internazionali e due terzi della popolazione mondiale), ha contribuito all'accordo globale contro la crisi finanziaria ed economica partita dal crollo dei mutui subprime negli Usa, grazie al varo di politiche macroeconomiche, tra cui la manovra espansiva da complessi 5.000 miliardi di dollari e gli strumenti non convenzionali di politica monetaria.
A queste iniziative se ne sono aggiunte altre come il miglioramento dei regolamenti finanziari, in particolare con l'istituzione del Financial stability board (Fsb, guidato dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi), e il rafforzamento delle istituzioni finanziarie internazionali (Ifi), che ha portato, sa ultimo, alla riforma dell'Fmi dando maggior peso agli emergenti, Cina in testa.