di Sandro Calice
THE SOCIAL NETWORK
di David Fincher, Stati Uniti 2010 (Sony Pictures)
Jesse Eisenberg, Justin Timberlake, Rooney Mara, Andrew Garfield.
Forse non è il caso di scomodare parole come “genio” o “visionario”, ma è un dato di fatto che Mark Zuckerberg con la creazione di Facebook abbia significativamente influenzato la cultura - non solo digitale - moderna, radicalmente modificato il concetto di privacy e globalmente trasformato la vita virtuale delle persone, almeno dei 500 milioni iscritti al social network. Questo film ne racconta la storia.
Una sera di ottobre del 2003 lo studente diciannovenne di Harvard Mark Zuckerber litiga con la sua ragazza. Furioso e ferito come un bambino si chiude in stanza e in poche ore viola il database dell’università, raccoglie le foto di tutte le studentesse e le mette in rete sul sito “facemash”, dove gli utenti possono votare la più bella. Il sito si diffonde come un virus e manda in tilt i server dell’università. Zuckerberg viene accusato di aver violato la sicurezza di Harvard e la privacy delle persone, ma in quello stesso momento diventa un mito. Viene contattato dai gemelli Winklevoss, campioni sportivi e di famiglia benestante, che gli propongono di essere il programmatore del loro sito, un social network degli studenti di Harvard. Mark accetta, ma elabora e migliora l’idea. Si mette in società con Eduardo Saverin, che finanzia la nascita di “thefacebook.com”. Il passo da Harvard al resto del mondo non è lungo. Soprattutto quando nel gioco entra un altro “genio” della rete, quel Sean Parker che qualche tempo prima ha rivoluzionato l’industria e la storia della musica con Napster, il sito peer-to-peer per lo scambio di file musicali. Alla fine del 2005 gli iscritti a Facebook erano oltre 5 milioni e mezzo. Ma di chi è stata veramente l’idea? C’è davvero solo Mark dietro la sua creazione? Zuckerberg viene trascinato in due cause. Gli avvocati devono scoprire la verità. Ma intanto il social network ha già fatto le sue vittime.
Tratto dal libro “The accidental billionaires” di Ben Mezrich, scritto da Aaron Sorkin (“La guerra di Charlie Wilson) “The social network” è diretto con grande mestiere da David Fincher (“Seven”, “Fight Club”, “Zodiac”). In fondo è “solo” la storia di un gruppo di ragazzi che riescono a creare un sito, destinato a diventare il più importante aggregatore sociale del web, tra amicizia, lealtà, tradimenti, gelosie, potere e denaro. Fincher però è bravo ad attingere alla “cupezza” dei suoi lavori migliori e a renderlo quasi un thriller, sfruttando la splendida fotografia di Jeff Cronenweth e la quasi perfetta sceneggiatura di Sorkin, che alterna dialoghi serrati e trovate esilaranti a un linguaggio tecnico per “iniziati”, ma assolutamente necessario e non fastidioso. C’è molto, quasi tutto, di vero nella storia, anche se gli autori dichiarano di non aver mai parlato con Zuckerberg, che ne viene fuori come un ragazzo innamorato della sua creatura, abbastanza anarchico da non pensare troppo ai soldi, fragile e sicurissimo di sé, contrario alla pubblicità perché rovinerebbe la purezza del sito, che dev’essere fico. Uno a cui un giovane avvocato dice: “Mr Zuckerberg, lei non è uno stronzo. Ma fa di tutto per sembrarlo”. E fa sorridere immaginare che quel sito che oggi ha 500 milioni di utenti e vale oltre 25 miliardi di dollari, al quale affidiamo (spesso con troppa leggerezza e ignorante fiducia) pezzi privatissimi della nostra vita, che scatena dibattiti feroci sulla privacy (discussioni in parte leziose: se mi iscrivo vuol dire che voglio mettermi in pubblico, pagandone il “prezzo”), che è diventato il simbolo stesso della socialità moderna, sia stato inventato sostanzialmente per una delusione d’amore da un ragazzo con problemi di relazioni sociali.