di Nello Rega
Dopo otto mesi di stallo, negoziati, “artificiose mediazioni”, l’Iraq si appresta ad avere nuovamente il suo governo. In oltre 240 giorni di assenza di un esecutivo e di una direttrice legale, votata dal popolo, violenze, spargimenti di sangue, attentati si sono moltiplicati. Sempre di più kamikaze in azione, spesso contro sciiti, e attacchi anche contro i cristiani.
Il presidente del Kurdistan iracheno, Barzani, alla fine di estenuanti negoziati ha così annunciato che sarà varato un nuovo governo, “un’alleanza nazionale”. A guidare il Consiglio per le politiche strategiche vi sarà l’ex premier Allawi del blocco sunnita Iraqiya. Il nuovo esecutivo apparentemente non contiene novità di rilievo: Al Maliki potrebbe tornare al potere nelle vesti di primo ministro per un secondo mandato. L’intesa spegnerebbe le violenze che hanno insanguinato il Paese negli ultimi mesi, diffondendo il timore di un ritorno alla guerra civile. La presidenza andrà alla coalizione curda di Barzani, mentre la guida del Parlamento è stata assegnata al partito laico sciita-sunnita di Allawi.
La conferma di Al Maliki come premier, duramente contrastata da Allawi, rappresenta una prova della crescente influenza iraniana, così come il sostegno dato al primo ministro uscente dalla fazione fedele al leader radicale sciita Al Sadr. Non è, comunque, ancora chiaro quale sarà il ruolo dei suoi 40 deputati, convinti a collaborare dalle pressanti pressioni di Teheran. Il gruppo sunnita è riuscito a strappare, oltre alla presidenza della Camera, anche la creazione di un nuovo Consiglio per la Sicurezza, che dovrebbe limitare i poteri del premier e l’abrogazione entro due anni della legge di “de-baathificazione” della pubblica amministrazione e dell’esercito. Resta il nodo dei curdi che rivendicano un referendum sul controllo della regione petrolifera di Kirkuk, reclamata dal Kurdistan dopo essere stata “arabizzata” da Saddam Hussein.
I risultati delle elezioni legislative avevano sancito la vittoria del Blocco iracheno dell’ex premier Allawi con 91 seggi, contro gli 89 del primo ministro uscente Al Maliki e i 70 dell’Alleanza nazionale irachena (sciita religiosa). I partiti curdi hanno ottenuto 43 deputati. Nessuno dei partiti aveva quindi ottenuto la maggioranza di 163 deputati, il che rende necessario un esecutivo di coalizione.
“La decisione di formare un governo di unità è un grande passo in avanti: abbiamo sempre sostenuto che la soluzione migliore sarebbe stata quella di un esecutivo che riflettesse il risultato del voto e includesse tutti i principali partiti e blocchi confessionali”, ha commentato il consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Usa Biden. Il rischio di un’intesa che lasci da parte i sunniti è, infatti, che le violenze interreligiose, intensificatesi negli ultimi mesi, si aggravino ulteriormente permettendo anche il rientro sulla scena di gruppi vicini ad Al Qaeda mentre le truppe Usa continuano il loro ritiro dall’Iraq.Il vice Comandante della NATO TRAINING MISSION in Iraq Generale di Divisione Claudio Angelelli, a Televideo non nasconde il suo ottimismo per la creazione del nuovo governo.
“La NATO Training Mission in Iraq, una 'non combat operation' con il compito di fornire assistenza alle organizzazioni addestrative delle forze di sicurezza irachene per garantire lo sviluppo democratico di una sicurezza duratura e quindi sostenibile, vede favorevolmente la formazione del governo iracheno e quindi il superamento dello stallo degli otto mesi seguiti alle elezioni.
Il voto ha rappresentato un momento in cui le Forze di Sicurezza hanno ben disimpegnato il loro compito dimostrando sul terreno le capacita’ maturate con un duro lavoro e la volonta’ di rappresentare un chiaro ed efficiente punto di riferimento per il popolo iracheno.
In questa ottica la formazione di un governo capace di rappresentare il popolo iracheno contribuisce al processo di stabilita’ del Paese che in questi otto mesi ha visto il ritorno a momenti difficili seppure lontani da quelli verificatesi fino al 2006.
Auguriamo all’Iraq di continuare a guardare in avanti pronti ad offrire, nelle forme piu’ opportune, il nostro contributo anche per il futuro”.