Néstor Kirchner era da poco tornato a ricoprire il ruolo di presidente del partito Peronista, perno della politica argentina. Occupava quella carica senza essersi sottoposto a elezioni interne. La sua nomina è stata infatti avallata dalla magistratura, al termine di un lungo procedimento giudiziario che aveva opposto Kirchner a una delle correnti avversarie.
Il Peronismo è, da oltre 40 anni, un movimento formato da molte fazioni, che vanno dalla destra moderata all’estrema sinistra. Furono proprio le lotte intestine nel partito, all’epoca al potere, a favorire il caos che sfociò poi nel colpo di Stato del 1976 e nei successivi 7 anni di dittatura.
Il partito giustizialista (o Peronista) fu fondato nel 1947 da Juan Domingo ed Evita Peròn, sulle ceneri del partito laburista in cui Peròn era stato eletto presidente. Il primo dei venti punti del suo manifesto getta le basi del populismo: “La vera democrazia è quella in cui il governo asseconda e difende gli interessi del popolo”.
Nel 2003, dissidi interni impedirono lo svolgimento delle primarie. Alle presidenziali corsero tre candidati peronisti, che formarono altrettanti partiti ad hoc. Kirchner fondò il “Fronte per la vittoria”. Approdò al ballottaggio contro Carlos Menem, che già per due volte era stato presidente, ma fu eletto presidente senza bisogno del secondo turno, quando Menem, che subodorava una sonora sconfitta, decise di ritirarsi.
Oggi, la principale divisione nella galassia Peronista contrappone kirchneristi e anti-kirchneristi. Il kirchnerismo affonda le sue radici nella lotta politica degli anni ’70, repressa nel sangue dai militari, ed ha una sua bandiera nella difesa dei diritti umani. Si propone di “costruire un Paese nuovo”, superando “l’intollerabile” divario tra ricchi e poveri attraverso un “processo di giustizia sociale capace di riforndare la politica e le istituzioni”.
Lo Stato assurge così ad “arbitro dei rapporti sociali”, la politica è il “sistema che decide e implementa il cambiamento sociale” e l’economia “uno strumento per definire il progetto di Nazione”. L’antikirchnerismo è tutto ciò che si oppone alle politiche attuate negli ultimi 7 anni da Néstor Kirchner e Cristina Fernàndez.
In seno al partito Peronista, le varie correnti anti-kircheriane si sono conglomerate nel “Peronismo federale”, o dissidente, per affrontare insieme la sfida delle future presidenziali. Ne fanno parte alcuni nomi di rilievo: gli ex presidenti Rodriguez Saà e Duhalde, già alleato di Kirchner, e l’ex pilota di F1 Reutemann. Più a destra, e fuori dal peronismo, è il magnate Mauricio Macrì, sindaco di Buenos Aires e patron della squadra di calcio Boca Juniors.