Figlia del "padre della patria" Aung San (assassinato nel 1947), Suu Kyi trascorre gran parte della sua vita all'estero: in India, dove adolescente conosce Gandhi e la non violenza; a Oxford, dove si laurea, poi in Giappone e Bhutan, prima di tornare in Inghilterra per fondare una famiglia.
Rientra in patria nel 1988, ormai 43enne, per assistere la madre malata. Sono anni di contestazione popolare: ogni giorno, migliaia di manifestanti chiedono la fine della dittatura.
Suu Kyi, subito amatissima, si schiera con i dissidenti e guida la rivolta contro l'allora ditattore Ne Win.
La repressione militare si traduce in un sanguinoso colpo di Stato che provo- ca 3mila vittime; due anni dopo, tuttavia,il regime indice elezioni generali.
Nel 1990 Suu Kyi è già agli arresti domiciliari, ma il suo partito (la Lega nazionale per la democrazia) ottiene circa l'80% dei voti. Il regime le of- fre l'esilio, ma lei sceglie di restare in Myanmar.
Nel 1992, viene insignita del premio Nobel per la Pace "per la sua lotta non violenta in favore della democrazia e dei diritti umani". Da allora, la sua figura è stata paragonata a quella di Mandela e Luther King.