Il gup del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio ha revocato la confisca dei suoli su cui sorgeva l'ecomostro Punta Perotti, e ha disposto la restituzione dei terreni alle imprese costruttrici che subirono la confisca al termine del processo per lottizzazione abusiva dei suoli. La decisione è stata depositata poco fa al termine dell'incidente di esecuzione proposta dall'Avvocatura dello Stato per conto della presidenza del consiglio dei ministri.
Il complesso di Punta Perotti - tre saracinesche di 13 piani ciascuna sul lungomare sud di Bari, che chiudevano orizzonte e vista - fu abbattuto in due fasi (2 e 24 aprile 2006) dopo una battaglia giudiziaria durata diversi anni. Trecentomila metri cubi di cemento furono distrutti davanti a decine di migliaia di persone; tanti altri videro le immagini in diretta tv.
Il progetto per la realizzazione degli ecomostri - costruiti dalle imprese Matarrese, Andidero e Quistelli - nacque negli anni Ottanta con tutte le carte in regola: concessioni edilizie e autorizzazioni di Comune e Regione. Che Punta Perotti non fosse abusivo lo stabilì anche la Cassazione nell'ottobre '97, quando restituì ai proprietari gli immobili che erano stati sequestrati.
La magistratura barese, due anni dopo, assolse otto persone tra costruttori e progettisti, sancendo che tutte le carte erano in regola, ma dispose la confisca del complesso per varie violazioni ambientali. Tale provvedimento, confermato dalla Cassazione nel 2001, insieme con l'assoluzione degli otto imputati per aver agito in buona fede, fu alla base delle procedure per l'abbattimento.
Il 20 gennaio 2009 la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha ritenuto la confisca dei suoli una sanzione arbitraria e condannò l'Italia per violazione dell'art.7 della Convenzione dei diritti, ritenendo che la confisca illegale costituisse un'ingerenza nel legittimo diritto dei ricorrenti di beneficiare delle loro proprietà. Oltre a riconoscere alle imprese un indennizzo di 40 mila euro ciascuna, la Corte di Strasburgo si riservò di quantificare il danno materiale da risarcire e invitò il governo italiano a cercare un accordo con i costruttori entro sei mesi.