La primula rossa del 'clan del cemento'


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Antonio Iovine, il boss manager

Capo dei Casalesi, era latitante dal 1996 e considerato tra i 30 più pericolosi d’Italia m

È l’altra primula rossa dei Casalesi, latitante dal 1996. All’ombra di Michele Zagaria ma non troppo. Antonio Iovine, alias ‘o ninno, classe 1964, nel 2008 è stato condannato all’ergastolo nell’ambito del maxi processo Spartacus grazie al quale, con il timbro della Corte di Cassazione, sono stati condannati capi, detenuti e latitanti dell’organizzazione camorristica divisa in più “famiglie”.

Il boss manager, il “ministro della spazzatura” della camorra, come l’altro superlatitante Zagaria, ha saputo estendere l’influenza della sua fazione, e del clan, ben al di là dei confini campani. Una diarchia, secondo le indagini dell’Antimafia partenopea, che ha retto le sorti del clan attraversato da contrasti interni e lacerato dai racconti dei pentiti.

È la camorra che fa affari, investe, ricicla i proventi delle attività illecite, droga e racket su tutte, nell’economia legale. Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Toscana, Umbria: il “clan del cemento” costruisce ovunque e comunque. Un impero testimoniato anche dai sequestri di beni disposti dalla magistratura perché ritenuti nella disponibilità del gruppo Iovine. Gli ultimi a maggio 2008, da 80 milioni di euro, e nel luglio scorso per un miliardo. In quella occasione tra le accuse contestate, anche a ‘o ninno, l’associazione mafiosa, il riciclaggio e la turbativa d’asta. I sequestri riguardarono imprese, complessi turistici, appartamenti e terreni. Le indagini dimostrarono una ramificata infiltrazione della camorra nel sistema degli appalti pubblici nel Casertano.

Iovine nel maxiprocesso è stato condannato anche per omicidio. Il fratello Carmine fu assassinato in un agguato nel 1994. Negli ultimi anni arresti e sequestri patrimoniali hanno fatto terra bruciata attorno al boss inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. A novembre 2009 venne arrestato uno dei nipoti insieme a un ispettore di polizia e un carabiniere accusati di essere le talpe dei Casalesi. Prima ancora, a marzo dello stesso anno, era finita in manette la sorella per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Poi, a febbraio 2010, l’arresto eccellente. In un appartamento di San Cipriano D’Aversa, dove Iovine è nato e cresciuto, viene sorpreso, dopo una lunga indagine, Corrado De Luca, 42 anni, ritenuto braccio destro del boss e condannato a otto anni nel processo Spartacus. De Luca è considerato dagli inquirenti uno degli uomini più legati a Iovine, capace anche di gestire affari e interessi del clan a Roma, dove Iovine è stato sempre molto attivo.

Nei mesi scorsi le forze dell’ordine erano arrivate a un passo dalla cattura. Due irruzioni in due bunker, presunti covi di Iovine: a maggio a Casal di Principe e a luglio a San Cipriano d’Aversa.