L'Europa e la ripresa economica


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Lisbona e Dublino, malate d'Europa

In bilico tra austerità e recessione b

Conti pubblici solo di recente messi sotto controllo, le aste dei titoli di stato sempre in bilico, bassa crescita del Pil, un sistema di tassazione farraginoso e molto spesso iniquo. I 'mali' del Portogallo che rischiano di rendere ingovernabile il bilancio statale e provocare unaricaduta nella recessione, comprendono anche una pubblica amministrazione poco efficiente, un mercato del lavoro rigido, una bassa formazione scolastica e aziende poco produttive con scarsi investimenti. Una miscela aggravata anche dalla relativa piccola dimensione del paese e della sua posizione 'periferica' rispetto all'Europa.

Il governo e le opposizioni hanno raggiunto nei giorni scorsi un accordo su un rigoroso piano di austerità che punta a riportare sotto controllo il bilancio statale. Lisbona punta così a tagliare il deficit dal 9,3% del 2009 a 7,3% scendendo ulteriormente al 4,6%nel 2011. Il debito comunque vedrà un balzo dall'82,1% del pildi quest'anno all'86,6% del 2011 per poi stabilizzarsi nel 2012.Le misure prevedono, fra l'altro,il taglio degli stipendi deidipendenti pubblici del 5%, il blocco delle assunzioni e lacrescita dell'Iva di due punti al 23%. Il varo di credibili estabili misure di risanamento è comunque necessario per ilsuccesso delle aste dei titoli pubblici e, soprattutto, perevitare che i rendimenti siano troppo onerosi. I bond decennalipagano infatti un rendimento di ben il 6,8%.

Le misure decise dal governolusitano, pur necessarie, potrebbero comprimere la già esiguacrescita dell'1% del Pil di quest'anno fino ad arrivare a quotazero nel 2011 o peggio a segnare un andamento negativo. Sebbeneil governo preveda per il prossimo anno un aumento dello 0,3%,l'Fmi vede un rischio di un -1,4% e S&P dell'1,8%.

L'Irlanda trema, focus sulle banche
Le banche che rischiano il crac, i conti pubblici fuori controllo e una crisi politica pronta ad esplodere in qualsiasi momento. E' il quadro, a dir poco difficile, che circonda la crisi irlandese, stretta fra necessità di risanare drasticamente la deriva del bilancio e lo spettro che ciò possa colpire la crescita economica. Innescando una crisi dei mutui che rischierebbe di aumentare a dismisura i costi dei salvataggi bancari.

Gli istituti di credito sono il vero entronevralgico della crisi irlandese. Non per niente l'interventod'emergenza che Dublino sta trattando con Bce, Fmi e CommissioneUe punta proprio a stabilizzare le banche. Quelle irlandesihanno assorbito da sole, secondo Natixis, un quarto dellaliquidità riversata sull'area euro dall'Eurotower. Finora ilgoverno ha nazionalizzato Anglo Irish, Irish Nationwide ed Ebs,oltre a iniettare corpose dosi di liquidità in Allied Irish eBank of Ireland. In totale gli istituti di credito hannorichiesto interventi per 50 miliardi di euro, il 28-31% del Pil.E si teme che le stime possano peggiorare: se l'Irlanda siavviterà ancor più in una crisi immobiliare, è pronta ascattare una corsa alle insolvenze sui mutui che farebbelievitare ulteriormente i costi.

Le stime sulle dimensioni di unsalvataggio arrivano a 80-90 miliardi, e il rischio è che piùsi aspetta più i costi sono desinati a lievitare, come per laGrecia. Il mercato è infatti sempre più dubbioso sullacapacità di Dublino di sostenere l'immane aggiustamentorichiesto: il balzo a livelli record dei premi di rendimentoirlandesi è avvenuto nonostante la stretta ulteriore sui contipubblici anticipata dal primo ministro Brian Cowen, che prevedeulteriori risparmi del 10% del Pil nei prossimi quattro anni, dicui quattro punti percentuali solo nel 2011. Uno sforzo erculeoche poggia su una stima di crescita dell'1,75% per il prossimoanno, accolta con scetticismo da molto economisti.