C’è un riciclaggio virtuoso, quello dei rifiuti per “ripulire” l’ambiente, capace di creare opportunità per sviluppare un’economia sana, e c’è il riciclaggio sporco, quello che si usa per “ripulire” il denaro di provenienza illecita, che penalizza l’impresa ed inquina l’economia dei Paesi.
Contro quest’ultimo si è levato anche un appello dal summit dell’Osce, il mese scorso a Palermo, per una maggiore cooperazione tra gli Stati, affinché si adotti una normativa comune sul tema del riciclaggio, un fenomeno che ingrassa le organizzazioni criminali e avvelena i sistemi economici di tutto il mondo.
Ma a porre sotto i riflettori questa ennesima piaga non ci sono solo i grandi organismi internazionali, c’è il racconto della cronaca quotidiana. Non passa giorno che le forze di polizia e la magistratura non scoprano truffe e operazioni economiche dietro cui si celano le organizzazioni criminali che investono e moltiplicano i soldi dei loro traffici, ripulendoli in supermercati, immobili, centri turistici, caffè, ristoranti e in tanti altri settori dell’economia. Il Fondo monetario internazionale stima che le attività di riciclaggio a livello mondiale siano all’incirca il 5-7% del Pil mondiale.
Come ha evidenziato la Banca d’Italia, c’è “una correlazione molto forte tra la crescita economica e la criminalità organizzata”, nel senso che dove ci sono le mafie le economie sono più fragile e crescono meno. Contro il fenomeno del riciclaggio, la legislazione italiana ha compiuto negli anni molti passi in avanti , ma la strada da fare è ancora tutta in salita, perché alle norme devono seguire comportamenti virtuosi e cultura della legalità e provvedimenti come lo scudo fiscale non aiutano.
Di qui il richiamo forte alla responsabilità di tutti gli operatori che intervengono nelle operazioni economiche, contenuto nella normativa antiriciclaggio, per i quali c’è l’obbligo di segnalare operazioni sospette. Queste ultime mostrano una costante crescita. Nella prima metà del 2010, dati Banca d’Italia, le operazioni sospette sono state 15 mila, pari al 52% rispetto all’intero anno precedente. Nel 2009, su 9.703 segnalazioni Uif (Unità di Informazione Finanziaria), la Dia ha focalizzato la sua attenzione su 203 operazioni. Il maggiore numero di segnalazioni arriva dal Nord, prima tra tutte le regioni la Lombardia (2877), seguita da Lazio (1296) e Campania (862). I dati della Direzione Investigativa Antimafia indicano che a segnalare di più sono banche e intermediari finanziari, mentre risulta modesto il contributo dei professionisti e degli intermediari non finanziari, addirittura nullo quello dei notai.
E mentre cresce la consapevolezza che occorre puntare sulla prevenzione oltre che sulla repressione dei fenomeni illegali, fioriscono le iniziative a carattere divulgativo e formativo. A Roma è nato il Centro Studi Antiriciclaggio e Compliance, che si avvale di docenti universitari e magistrati per approfondire le tematiche legate all’antiriciclaggio e al finanziamento al terrorismo, e che attende il riconoscimento del ruolo di osservatorio permanente nelle materie competenti e di consulenza della Commissione Bicamerale Antimafia.
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