Il 25 novembre è la Giornata della violenza contro le donne La Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza Contro le Donne è una ricorrenza che, come Cisl, appoggiamo e condividiamo in pieno perché siamo ben consapevoli di quanto si stia facendo poco per garantire libertà e dignità alle donne. Quando si parla di violenza contro le donne ci si riferisce anche a madri, mogli, lavoratrici, condannate a coprire ed occultare. Dobbiamo vincere questo assurdo ‘silenzio degli innocenti’, superando un retaggio generazionale e di antichi pudori, sedimentati nell’inconscio collettivo femminile. Cambiare questa cultura vuol dire agire subito. Serve una condivisione larga, un coinvolgimento ampio e profondo che attraverso la costituzione di tavoli di lavoro metta insieme sindacati e parte datoriale, forze dell'ordine, mondo dell'associazionismo laico e religioso, ministeri competenti e istituzioni territoriali. Serve uno sforzo corale e collettivo finalizzato non solo alla repressione della violenza ma anche alla rimozione delle sue cause culturali, economiche e sociali.
La violenza sulle donne passa anche attraverso le discriminazioni sul posto di lavoro Troppo spesso le donne si vedono costrette a scegliere tra affetti e lavoro, incontrano difficoltà nel conciliare tempi di vita e tempi di lavoro, e fanno fatica ad essere valorizzate. Per potersi sottrarre a chi esercita violenza su di loro diventa fondamentale raggiungere l’autonomia economica con il lavoro. In Italia ci sono nove milioni di donne che non hanno e che non cercano un posto di lavoro. Non si può giustificare un fenomeno che tocca trasversalmente tutti. Come Cisl abbiamo presentato una piattaforma sindacale sul tema della violenza sulle donne nelle diverse forme, a partire dalla presenza delle immigrate che ci mette davanti al fenomeno esecrabile della tratta delle donne e della loro riduzione in schiavitù, non solo riferito al problema della prostituzione, ma anche a quello di tutte le badanti e colf che, per sopravvivere, sono vittime di turni di lavoro al di fuori di ogni contratto di categoria. Bisogna creare una cultura nuova del rispetto.
Come rafforzare il ruolo della donna nel mondo politico economico e sociale?
Le donne devono uscire dalla logica della vocazione al servizio dei figli e della propria casa e impegnarsi sempre più nel pubblico, nella politica e nel sindacato. E’ un processo lungo, ma dobbiamo costruire le condizioni perché le nostre figlie abbiano maggior opportunità e non pesino su di loro situazioni che noi purtroppo non abbiamo potuto scrollarci di dosso. Non è antagonismo alla cultura maschile. Ma significa trovare forme di condivisione delle responsabilità e delimitare il confine della violenza che troppo spesso ancora nascondiamo. Dobbiamo uscire dall’ombra e denunciare. In questo aiutano molto gli strumenti legislativi ma aiutano anche le possibilità economiche per poter fare le proprie scelte. Le donne sono un valore aggiunto oggi ancora sperperato.
(C. T.)