di Francesco Chyurlia
Dal 2000 al 2010 il mondo è cambiato in modo sensibile. Ancor più è mutato l'universo dei pensionati. Più poveri, più precari, più scoraggiati, più delusi. E' il quadro delineato dall'Istituto Swg in una ricerca commissionata dalla Cna. I senior dei giorni nostri convivono con le paure, ma anche con ferree convinzioni e con principi morali più solidi. Si aggrappano ostinatamente allo stato sociale (che criticano,ma non vogliono rinunciarvi), alla Costituzione e alla partecipazione elettorale. Credono ancora nei vecchi partiti e cercano di restare attivi il più possibile. Sono delusi, ma contemporaneamente continua a sperare nel futuro. Il 53% dei pensionati compresi tra i 60 e i 75 anni vive in una condizione di precarietà economica e la quota sale al 70% tra i pensionati ex artigiani. Per il 32% dei senior italiani e per il 45% degli ex artigiani gli emolumenti ricevuti dall’Inps non consentono neppure di condurre una vecchiaia dignitosa e il 33% degli over 60 guarda al futuro con timore e vede avvicinarsi tempi ancora peggiori. Il nuovo secolo non è iniziato bene per i pensionati italiani. Se nel 2000, allo svoltare del millennio, circa il 55% degli italiani affermava di vivere in una condizione economica sicura e buona parte dei pensionati pensava di poter progettare con tranquillità gli anni delle propria “vita verde”, dieci anni dopo la situazione è radicalmente precipitata. Nel 2010 il numero delle persone pensionate che avvertono una certa sicurezza è crollato al 37% (e tra i pensionati Cna è al 28%). Il quadro generale che emerge dalla ricerca raffigura un processo di lento e inesorabile depauperamento dell’universo dei senior italiani, con una caduta non solo del potere di acquisto, ma anche con un mutamento del percepito esistenziale che incide profondamente sulle visioni e sui valori degli over 60.
QUELLE CLASSI DI “FERRO” PRIMA DEL ‘45
Sono fatti di un’altra stoffa. Sono valorialmente solidi. I maturi, le generazione di quanti sono nati prima del 1945, hanno una stella polare che sembra inossidabile: è l’etica della responsabilità. Il paradigma di riferimento si chiarisce e completa con il valore dell’onestà e del rispetto delle regole, che delinea i contorni del bonus pater familiae, evocato dallo stesso legislatore come modello di una responsabilità nei confronti della società che rispecchia quella esercitata nei confronti del proprio nucleo familiare. Il nuovo millennio, la globalizzazione, l’incedere della crisi e le trasformazioni in corso nel nostro paese hanno lasciato il segno anche in quanti, come i pensionati, hanno una dimensiona valoriale ormai granitica, formatasi e consolidatasi nel tempo. Protagonisti della Prima Repubblica, i senior guardano con apprensione la Seconda. Quello che è rimasto solido in loro è il senso patrio, che nel corso degli ultimi dieci anni non è diminuito (è rimasto saldamente intorno all’80%), mentre è cresciuto il valore dell’unità nazionale come bene irrinunciabile (è passato dal 73% del 2000 al 79 del 2010). Anche la Costituzione resta un punto di riferimento saldo per i senior del nostro paese. Anche il rapporto con la Chiesa cattolica è mutato in questo ultimo decennio. All’alba del nuovo secolo oltre l’80% degli over 60, era convinto della piena validità dell’insegnamento della Chiesa. I mutamenti valoriali, per concludere questa breve disamina, hanno coinvolto i pensionati anche su temi “caldi” come quelli relativi alle scelte e i diritti sul “fine vita”. La stragrande maggioranza dei senior ritiene indispensabile il testamento biologico, con punte di accordo che arrivano al 90% tra le persone comprese tra i 60 e i 64 anni.
IL BEL PAESE SI STA INDEBOLENDO
L’Italia sta regredendo. Il giudizio dei pensionati è lapidario. Nel corso dell’ultimo decennio questa convinzione si è andata via via consolidando. Al voltare del secolo ne era convinto poco meno della metà degli, il 47%. Al termine della prima decade questa convinzione è patrimonio del 76% dei pensionati. La percezione di indebolimento del paese, porta con sé anche un’altra sensazione: l’idea che l’Italia stia smarrendo il senso e la capacità di costruire il futuro. Un sentimento che è cresciuto tra i pensionati nel corso del decennio, passando dal 51% espresso nel 2000 all’81% del 2010. A fare le spese di questo caduta saranno, secondo i senior, soprattutto i giovani che si troveranno a vivere peggio e con minori garanzie. Quello che è rimasto stabile, tra gli over 60, è il senso di insicurezza e di paura della criminalità. Se nel 2000 la paura coinvolgeva il 54% della popolazione anziana, oggi la quota si attesta intorno al 56%. Il giudizio sul sistema di welfare nazionale e sui servizi pubblici è decisamente preoccupato. I pensionati denunciano una complessiva situazione di stagnazione con peggioramenti significativi soprattutto nel trasporto pubblico e una situazione ondivaga per servizi di assistenza e sanità. Il dato su cui i senior sembrano non avere dubbi è la difesa del nostro sistema di welfare. Ma è soprattutto sulle pensioni integrative private che i senior nutrono notevoli dubbi. Qui i dieci anni trascorsi dall’inizio del nuovo secolo sembrano raccontare un’Italia completamente diversa. Nel 2000 oltre il 60% dei pensionati guardava con favore alle pensioni private. Oggi la quota è crollata a poco più del 30%. La maggior parte dei pensionati non disdegna le urne, ma mostra un certo distacco nei confronti della politica. I principi basilari, il sistema della divisione dei poteri previsti dall’ordinamento vigente, non vengono messi in discussione. Al centro della critica dei pensionati ci sono i soggetti che operano attualmente nell’ambito del sistema politico. Partiti e sindacati, in particolare, riscuotono pochi apprezzamenti da parte dei pensionati; l’uso dei tecnici, quale panacea dei mali della politica, non scalda gli over 60 anni, mentre resta in auge, in questo segmento della popolazione, l’avvento di una figura forte e autorevole capace di rendere più efficace la macchina politica (52%). A crescere, negli ultimi 10 anni, è, invece, il numero dei pensionati che ha smesso di votare: è aumentato in media del 19%. Il 60% dei pensionati afferma di avere ancora molte cose da fare e il 53% dice di sentirsi appagato. Solo il 19% denuncia di essere diventato più chiuso e menefreghista, mentre il 27% afferma di essere diventato più altruista e di impegnarsi di più per gli altri. Certo, la maggioranza dei pensionati, non svolge alcuna attività, ma non mancano le persone attive, specie tra i più giovani o tra gli ex artigiani. Di fronte agli immigrati i pensionati italici appaiono decisamente più aperti. La disponibilità a processi di integrazione e inclusione è, infatti, superiore alla media nazionale di 12 punti percentuali.
GIOVANI CAPACI MA POCO DINAMICI
La maggioranza dei senior, il 53%, ritiene i giovani di oggi peggiori di quelli di trenta anni fa. Un dato critico che coinvolge in modo netto gli ex artigiani, tra i quali la critica coinvolge oltre il 70% dei soggetti. Nelle giovani generazioni, i senior italici, non riescono a rintracciare quello spirito di rivalsa, quella spinta a fare e a cambiare, che ha caratterizzato il loro modo di essere al mondo. Anzi, per la maggioranza dei pensionati, i ragazzi di oggi non sono capaci di fare sacrifici (57%). Ma il rapporto con le giovani generazioni è un vero e proprio Giano bifronte. Se, da un lato, i senior criticano valori e scarso dinamismo giovanile, dall’altro lato riconoscono le competenze, le capacità e la preparazione dei ragazzi e delle ragazze. Per la maggioranza dei pensionati (61%), i ragazzi sono capaci, istruiti e in grado di migliorare il mondo grazie alle loro conoscenze.